Vorrei possedere

Vorrei possedere il tempo che ho vissuto
incontrare di nuovo il mare del Pacifico
rientrare nella stanza di quel Motel con te al mio fianco
vorrei ricominciare il viaggio e ripartire dall’inizio
quando ti vidi per la prima volta
e per la prima volta te ne sei andata
lasciandomi solo con il desiderio di riempire
la solitudine con la tua presenza.
Vorrei possedere i ricordi
quelli belli sparsi in giro
da sbatterci contro per caso
e riviverli all’infinito
quelli brutti tenuti sotto chiave
sottomessi alla volontà di andarli a cercare
quando ho voglia di imparare
cosa mi ha fatto cambiare.
Vorrei possedere gli odori
e sentire il profumo della tua pelle e dei tuoi vestiti
come fosse una prova che io e te
siamo realmente esistiti
e veramente ci siamo scambiati i sapori
come da piccoli ci si scambia segreti
che nessuno deve sapere.
Vorrei possedere il desiderio
per non farlo finire mai
e te lo regalerei
perché senza di te non saprei che farne
non so che farne
non ho saputo che farne.
Vorrei che quando me ne andassi
ci fossi tu a salutarmi
vorrei poterti dire
che dovunque vada
troverò il modo per ritrovarti.
Sono quel che vorrei
e mi hai amato per i miei desideri
senza giudicarli mai
anche se volevo incatenarmi alla libertà
mi hai visto iniziare
e mi hai visto finito
solo tu conosci il significato
di tutte le spiegazioni
che non ho mai voluto dare
perché volevo farmi amare
senza l’aiuto delle mie ferite
senza doverti spiegare come e se
fossero guarite.
Essere amato per la mia pelle
e non per le cicatrici.

e non capisce niente

Anche una tigre è stata un gattino.
Anche uno stronzo è stato un bambino.
E’ il tempo che cambia le cose
un tempo bastava sfiorarle la mano
oggi ti stufa anche fare l’amore.
Che poi amore non è più ma solo quel che resta,
il cono del gelato,
i titoli di coda del tuo film preferito,
la schiuma dell’onda,
l’ultima macchia di neve sul prato.
Sono lo stronzo che vive con la tigre
lei mi vede ancora bambino
io la vedo ancora gattino
crescendo insieme non ci siamo accorti
della trasformazione.
Avrei dovuto innamorarmi a sei anni
e sposarla a otto anni
poi saremmo rimasti piccoli
diventando grandi insieme
trasparenti al tempo
e ai giudizi della gente
che dell’amore parla e parla
e non capisce niente.

Non mi è mai venuta voglia di sentirti mia

Non mi è mai venuta voglia di sentirti mia.
Sono contrario al possesso di qualsiasi essere vivente.
Persino i miei cani e il mio gatto non mi appartengono.
Conviviamo e basta, io raccolgo le loro cacche e provvedo al cibo loro provvedono a riscaldarmi i piedi di notte.
Non mi è mai venuta voglia di vederti lavare i miei piatti sporchi.
Non ho mai preso una lavastoviglie perché lavare i miei piatti sporchi mi piace ed è un modo per prendermi cura di me.
Non ho mai pensato che potessimo desiderarci per sempre, o forse si, forse l’ho pensato ma solo le prime volte quando qualsiasi cosa si pensi non vale un cazzo perché si è troppo presi dal fatto di essere sorprendentemente e nuovamente innamorati.
Il bolero di Ravel mi annoia anche se tu lo ami.
Tu rimani indifferente al calcio anche se ti ho portato allo stadio e non hai mai capito cosa fosse il fuorigioco.
Fuorigioco, come sono io, quando indecisa se prendermi o lasciarmi chiedi consiglio alle tue amiche.
Nessuno dei due ha mai detto “per sempre”, nessuno dei due cerca di essere migliore, nessuno dei due sa cantare ma cantiamo lo stesso.
Fondamentalmente siamo due canzoni con gli stessi accordi ma con una melodia differente.
Titolo: Indifferenti alle mode.
Se esisto tu ancora non lo sai.
Se esisti io ancora non lo so.
Ma salvami se mi vedrai cadere.
Ti salverò se ti vedrò inciampare.
E poi che bello sdraiarsi sulla neve e disegnare due sagome con le braccia allargate ad aspettare qualcosa che non vediamo arrivare.
Fai finta di niente se la neve diventa fango, fai finta di niente se la pioggia cade sul cemento, fai finta di niente se a volte di tutto non rimane niente.
Rimane il fatto che ci piace ballare in casa senza bisogno di uscire.
Sembra poco ma basta per avere ancora voglia di respirare.

Siamo sopravvissuti al ciclone

Siamo sopravvissuti al ciclone,
non ci siamo arresi di fronte alla tempesta,
aggrappati all’ultimo albero rimasto,
bagnati di pioggia al freddo,
trascinati dal vento,
vivi sotto le macerie di un passato del cazzo,
affezionati a ricordi ormai lontanissimi e
confusi nella nebbia, sudati per le rincorse,
tremanti per le illusioni perse,
pronti a giurare dell’esistenza di un nuovo mondo
e di una nuova vita,
graffiati dai rovi e dalle unghie degli avvoltoi,
incapaci di riconoscerci nella nostra ombra,
ubriachi di vita e di fiato.