Joshua


Joshua e la falena non possono fare a meno uno dell’altra.
Joshua porge il fiore e la falena deponendo al suo interno le uova ne diffonde il polline.
Una vita in simbiosi.
La mia idea dell’amore?
L’albero e l’animale notturno, sperduti e soli nel deserto. 
Inconsapevoli dell’universo sfidano il caldo torrido e il freddo improvviso regalandosi la possibilità di creare vita dalla vita.
Io non cerco l’amore, cerco una falena.

Sono stato un ora


Sono stato un ora a cercare la gatta che si era persa nel bosco.
Ho miagolato dalla casa fino al torrente sperando di sentire una sua risposta.
Poi mentre tornavo a casa disperato me la sono vista spuntare alle spalle come se stesse tornando da una serata in un night club dove lei naturalmente era la troia più ambita.
Ora l’ho chiusa dentro e mi riposo pensando a quanto sia sempre stato inutile tentare di addomesticare femmine che hanno l’istinto della caccia e della libertà.

Tutto questo amore del cazzo


Tutto questo amore del cazzo.
Sapete quante volte mi sono lasciato prendere dalla presunzione che lasciandola l’avrei fatta stare male?
Tante volte.
Invece la tragedia si trasformava rapidamente in farsa.
E di tutto l’amore di cui sembravano non poter fare a meno non rimaneva che un sacchetto pieno di spazzatura abbandonato in qualche discarica dei sentimenti.
Con un colpo di magia mi trasformavano dall’amore irrinunciabile al più grande figlio di puttana che avessero mai incontrato con grande soddisfazione di qualche coglione che stava sull’uscio in attesa di raccoglierne il cuore infranto.
Ognuno di noi è semplicemente un personaggio in una commedia sentimentale.
Morto l’attore lo spettacolo non si ferma.
Si fanno semplicemente nuovi provini e poi si torna in scena.

Qualcuna mi disse


Qualcuna mi disse che il suo problema era di sentirsi sola in mezzo alla gente, poi mi racconto’ la storia del suo tipo che aveva una relazione con un altra donna da un anno e mezzo.
“Ma ci scopa soltanto.” Mi disse con ingenuità.
“E che cazzo d’altro ci dovrebbe fare per farti incazzare.” Risposi.
Mi disse che non capivo e mi mise nell’album dei ricordi.
Si sentiva sola in mezzo alla gente, ma stava bene con il suo tipo che la cornificava regolarmente.
A questo punto è chiaro che la logica non appartiene piu’ alla massa ma è una caratteristica di pochi illuminati, che dapprima la imparano poi la usano con tutte le difficoltà del caso.
Perchè la logica non ammette vie di fuga.
La logica ride quando qualcuno sostiene che “ci scopava soltanto.”
La logica prova compassione di fronte ai ripetuti tentativi di riesumare un amore morto e sepolto.
La logica ci guarda con compassione quando cerchiamo di convincerci che meglio di lei o di lui non esiste nessuno.
Le chiesi: “Ma cosa ti ha colpito di lui.”
“Un colpo di fulmine, rispose, vidi il suo sguardo in mezzo a quattromila persone e capii che era l’uomo per me, il suo sguardo è irresistibile.”
Caso vuole che vidi quello sguardo in qualche foto che lei portava in mezzo a un libro.
Ci rimasi un po’ a fissare quella foto, cercavo di capire dove cazzo fosse lo sguardo al quale non si resiste.
Piu’ guardavo piu’ incrociavo i miei occhi con occhi da pesce bollito e con un fisico da impiegato statale che non frequentava una palestra da vent’anni.
Non devo proprio aver capito un cazzo delle donne.
Ho 50 anni e mi sorprendo ancora della loro imbecillità.
Poi esistono le eccezioni ma di questo parleremo un altra volta.

Gli umani amano rompersi il cazzo gli uni con gli altri.

Gli umani amano rompersi il cazzo gli uni con gli altri.
Riti di iniziazione, pratiche sataniche, leggi, regole o morali assurde hanno accompagnato l’essere umano sin dalla sua comparsa sul pianeta.
Tra le mille storie vere, eccone una emblematica, accade in Africa.
Durante la loro fanciullezza ai bambini della tribu’ dei Cabrai viene affidato un cucciolo di cane che cresce insieme a loro. Esso diventa il compagno di gioco e di avventura e li segue in tutti i momenti della loro vita. Si viene così a creare tra il cucciolo e il bambino un rapporto di solidissimo affetto. Raggiunto il tempo in cui i ragazzi devono dire addio a tutte le cose della loro fanciullezza, li si costringere ad uccidere il cane, compagno fedele della loro vita. È una prova di una crudeltà atroce ma non vi è nulla da fare, se il ragazzo Cabrai vuole passare alla nuova classe di età, deve per forza strangolare il cane, poi squartarlo, prendere il suo sangue e raccoglierlo in una pentola, dove verrà in seguito messa a cuocere la carne che dovrà essere mangiata dagli iniziandi senza alcuna esitazione.
Bene, anzi che schifo.
Eppure questa è solo una dei molteplici riti crudeli e inutili che sopravvivono grazie all’alibi della tradizione.
Questo è l’uomo.
Un essere capace d’inventarsi ogni genere di rogna, capace di rendere difficile anche la cosa piu’ semplice.
A volte mi chiedo quale sia il motivo di tanto accanimento e credo che l’unica risposta plausibile è che l’uomo è malato di cattiveria e presunzione.
Per questo non concepisco la visione antropocentrica che vede l’essere umano al centro dell’universo.
Anzi sono convinto di appartenere alla razza piu’ meschina e schifosa dell’universo.
Razza capace di inventare storie, chiamarle religioni e su queste storie giocare a porsi su un piedistallo inesistente.
Pensateci.
Il figlio di Dio, Gesu’ Cristo, si incarna uomo, Maometto è pure lui uomo, il Budda è un uomo. Sono tutti uomini questi profeti.
In realtà non esiste nessun profeta, c’è solo il gioco dell’autoesaltazione.
Crederei di piu’ a un figlio di Dio incarnato in una betulla, o in un aragosta.
Ma certe cose non si possono dire.
La gente ti guarda incarognita, se ha coraggio mi dice in faccia che sono un pazzo, un depresso, un rompicoglioni.
Una mosca mi sta volando attorno, mi sta rompendo il cazzo, si appoggia sul mio braccio, la caccio e lei torna.
E’ il massimo del fastidio.
Ecco a cosa posso paragonare l’uomo, alla razza delle mosche, che dopo essersi appoggiate su qualche merda svolazzano per poi appoggiare le loro zampette zozze su qualcosa di pulito.
Mosche e uomini, una razza, una faccia.
Eccezioni escluse.

Esistono convergenze misteriose


Esistono convergenze misteriose che portano pensieri comuni ad incontrarsi.
Accade che riesca a trovare filosofi che rispecchiano le mie certezze, e il leggerli è salutare come lo è accorgersi di non essere soli.
Due fra tutti: Cioran e Popper.
Il primo è rumeno ma visse a lungo a Parigi dove è morto nel 1995.
In questi giorni sto leggendo, edito da Adelphi, La caduta nel tempo.
Il secondo nasce a Vienna nel 1902, muore nel 1994, ma le sue idee rappresentano lo sviluppo piu’ importante nella filosofia del xx secolo.
Ad unirli è una visone realistica dell’esistenza umana.
Ed è inevitabile che una visione realistica venga percepita dalla massa come visione pessimista.
I due scrittori sono “coraggiosi”, evitano ogni romanticismo, non si lasciano tentare dalle ideologie, sono lucidi e nella lucidità sono veri.
Tutto il contrario di quel filosofo idealista chiamato marx, filosofo vigliacco, incapace di interpretare la realtà degli uomini, ma tentato dal serpente dell’ideologia, dalla voglia di sovrastimare il genere umano per puntellare le sue idee impossibili e ipocrite.
Caro marx hai forniti un alibi perfetto a mucchi di criminali, e questo perchè ogni criminale ha bisogno di un alibi ideologico per giustificare le sue nefandezze di fronte a se stesso e al mondo.
E come tutti i profeti di ideologie impossibili, marx è un vigliacco, incapace di guardare la vera natura umana negli occhi, incapace di percepire la difficoltà dell’essere umano nell’essere solidale con i suoi simili.
A questo punto il discorso andrebbe approfondito ed io non he ne voglia ne la capacità intellettuale.
Io mi affido alle sensazioni superficiali, ai pruriti, ai rossori della pelle, al pallore o all’abbronzatura.
Non ho il dono di dare diagnosi esatte ai vari segnali “profondi”, quindi li ignoro.
E per questo trionfa il cinismo.
Al cinico non gliene frega nulla delle scenografie, di cio’ che sta dietro, delle motivazioni, al cinico interessa il risultato, la fotografia dell’attimo, la descrizione della realtà, cosi’ com’è.

Scrisse Cioran:
Un tempo, davanti a un morto, mi chiedevo: “A che gli é servito nascere?”. Ora mi faccio la stessa domanda davanti a ogni vivo.

Scrisse Popper:
Somigliamo a un uomo scuro che cerchi in una stanza buia un cappello nero che forse non c’è.

E io rimango affascinato da questa visione minimalista dell’essere umano, cosi’ come rimango affascinato dal coraggio della formica che sale sulla mia gamba e procede verso l’alto incurante del fatto che sta scalando un gigante.
Gli inventori o i fruitori di ideologie sono invece i vigliacchi, i paurosi, che cercano con l’inganno di trasformare la formica in gigante e viceversa.
Sono quelli che danno all’uomo obiettivi massimalisti, quelli che giudicano ogni azione con la miopia indotta da una fede ignorante in qualcosa di superiore.
Sono quelli che sono contro la guerra senza saper distinguere i vari tipi di guerra.
Sono quelli che sono per la pace, fino a che nessuno osi mettere in discussione i loro privilegi.
Sono quelli che parlano dei poveri da ricchi, e parlano dei ricchi recitando da poveri.
Sono i vigliacchi che marciano in massa, che ballano attorno ai tamburi da Perugia ad Assisi, sono i razzisti che dall’alto delle loro ideologie buoniste guardano lo scettico che non crede alla pace a tutti i costi.
Ok.
Ci siamo capiti.
Tutto questo per dire che a volte i simili si cercano, e alla fine a volte si incontrano, ed io fortunamente ho incontrato Cioran e Popper.
Mi sarebbe piaciuto prendere una birra insieme a loro .