Ci si lega al parco

Ci si lega al parco come fosse una persona.
Quel parco dove portavi i tuoi cani a fare il loro giro.
C’era una collinetta dove Jack saliva per sentirsi più in alto.
Poco più in la sulla sinistra si trova un muro dove la Baby andava ad annusare l’odore degli altri cani.
La stradina sterrata portava a una piazzetta di cemento dove i bambini giocavano rincorrendosi.
Nella piazzetta c’era un bar con una barista calabrese che mi dava del lei e io gli davo del tu.
Il parco diventava magico quando nevicava.
Baby e Jack amano la neve, e anche io amo la neve, credo che tutte le persone sognatrici amino la neve perché ogni fiocco sembra avere il potere di nascondere un frammento di realtà dietro un minuscolo sipario di bianco.
E buonanotte a tutti voi che almeno una volta nella vita avete schiacciato il vostro naso contro un vetro rimanendo incantati di fronte ad una nevicata inaspettata.

E’ mezzanotte

E’ mezzanotte al negozio di liquori in Texas.
E io non so dove parcheggiare il van.
Potrei andare al solito parcheggio di Walmart o uscire dalla città e trovare quello spiazzo di fronte al fiume dove se non sbaglio passai la notte tre anni fa.
Mentre sono indeciso sul da farsi si avvicina una ragazza e mi bussa al finestrino.
Apro la portiera e mi chiede se conosco un posto sicuro dove dormire in zona, e mentre me lo chiede mi fa un cenno verso un van color verde pisello parcheggiato poco più avanti.
“Wandwelling anche te?”
“Yes.” Risponde.
Le parlo delle due ipotesi alle quali stavo pensando e le propongo di decidere lei per me.
Decide per lo spiazzo sul fiume.
Guido nella notte cercando di capire dove fosse, la ragazza mi segue.
Finalmente trovo quel cartello che indica Lady Bird Lake.
Arriviamo allo spiazzo.
Per ringraziarmi la ragazza mi vuole offrire una birra.
Entrando nel suo van rimango sorpreso dal vedere due bambine che dormono su un materasso.
“They are my little girls.Twins, the jewels of my life.” Mi dice.
Io faccio piano, cerco di non svegliarle, prendiamo due piccole seggioline da campeggio e ci sediamo accanto ai nostri van parcheggiati uno di fianco all’altro.
Lei si chiama Emma, viene da Nashville, gira l’America da due anni, vive con i soldi che le manda ogni mese la madre di sua madre che vive a Baltimora e possiede tre alberghi.
Mi dice che il patto con la nonna è semplice.
Viaggerà fino a quando le bambine non dovranno andare a scuola, poi andrà a Baltimora e si prenderà cura degli alberghi della nonna.
“Lei e mio nonno li hanno costruiti con le loro mani, tiene più a quegli alberghi che a tutta l’America intera, ho promesso che li terrò aperti fino alla mia morte.”
Poi comincia a raccontarmi la storia di Yiska, un fantasma che abita in uno dei tre alberghi, le apparve nel corridoio quando era bambina e le disse che avrebbe avuto due gemelle e che avrebbe dovuto chiamarle Ajei e Yanaha.
Il fantasma le spiego’ che quelli erano i nomi delle sue due gemelline, Ajei significa “mio cuore” e Yanaha vuol dire “coraggiosa”.
Mi disse che Yiska le racconto’ che apparteneva alla tribù dei Navajo e che si ritrovò nel Maryland perchè catturato dai bianchi fu destinato, lui sua moglie e le due gemelle, ad essere trasferito nel vecchio continente per un tour dimostrativo.
Morirono qualche giorno prima della partenza, lui e la sua famiglia, in un incendio che si dice sia stato appiccato da un indiano ubriaco della tribù’ dei Piscataway.
Emma mi raccontò questa storia e quando fini’ vidi spuntare due meravigliose bambine di circa tre anni dal portellone.
“Mamma, sing us the song.” Dissero.
Lei sorrise, si alzo’, mi disse di scusarla ma senza la canzone non dormono.
Le bambine tornarono sul materasso, lei entrò, io rimasi fuori e dall’interno sentivo arrivare un incredibile, meravigliosa canzone.
Quando le bambine si addormentarono lei usci’ di nuovo e si sorprese di vedermi ancora li.
Le dissi che l’avevo aspettata per conoscere il titolo della canzone.
Mi disse che la canzone si chiama “Sky World” ,me la cantò dicendomi di fare attenzione alle parole.
Quelle parole e quella musica vi dedico questa notte come se foste voi ad ascoltarla in quella notte in Texas su quel fiume su cui si riflettevano le luci di Austin:
“Mettiamo insieme le nostre menti come una sola e ricordiamo quelli che sono passati.
Ringraziamo perchè vivono in pace nel cielo in cui vivono.
Mettiamo insieme le nostre menti come una cosa sola
E ricorda quelli che sono passati nel mondo del cielo
I loro doveri di vita sono completi stanno vivendo in pace
Nel mondo del cielo
Non saranno mai dimenticati, non più dolore, niente più sofferenza nel mondo del cielo.”

(alzando l’audio del video sentite la canzone)

Se cerchi un senso

Se cerchi un senso non devi per forza trovarlo in una interpretazione di te stessa.
Non basta amare i lupi per essere un lupo.
Non basta amare il mare per saper respirare sott’acqua.
Non basta rimanere incantati di fronte a un capolavoro per sentirsene gli autori.
Stracciata la sceneggiatura rimaniamo noi costretti ad improvvisare.
Bisogna abituarsi a non sapere come andrà a finire.
Intanto ripenso ai tre cigni che ieri sera nuotavano nel naviglio, sono rimasto un quarto d’ora a guardarli.
Mi sono chiesto come ci fossero arrivati tenendo la musica alta nelle orecchie per non rischiare di ascoltare la risposta.

24/10

E tu dormi
lo so perché ti vedo da lontano
guardandoti mi viene voglia di accarezzarti
lo faccio accarezzando lettere
che scrivono di te
come dita di un bambino
tracciano sul vetro ghiacciato
un cuore e una freccia,
a volte cerco gli occhiali
e li ho appoggiati sulla testa
a volte cerco te
e sei nei miei pensieri,
ora vado a letto
manchi tu
ma non occuperò il tuo posto
staro’ sul lato destro del letto
per non perdere l’abitudine
di averti al mio fianco.

Uomo

Uomo, si posseggono le cose e le donne non sono cose.
Le donne hanno la meravigliosa facoltà di decidere da chi essere amate.
Questa facoltà è meravigliosa perché quando una donna decide di amarti tu sai che lo fa perché lo desidera e non perché è costretta.
E’ tutto molto semplice.
Non puoi costringere un essere umano ad amarti, puoi sperare che lo faccia, puoi provare a convincerla, puoi regalare milioni di rose ma non è detto che funzioni.
L’amore non è un riflesso condizionato, non esistono stimoli che garantiscono il risultato.
E poi uomo tu sei più forte.
Per qualche oscura e irragionevole ragione tu hai i muscoli, tu riesci ad aprire barattoli che una donna fa fatica ad aprire, tu sollevi cose che la tua ragazza non riesce a sollevare.
Questi muscoli non servono a fare paura.
Non puoi usarli per costringere chi è più debole ad amarti.
I tuoi cazzo di muscoli dovresti usarli per difendere ogni donna che deve combattere contro i muscoli di un uomo di merda che usa la forza per ottenere un amore che non esiste.
Io sono un uomo, da piccolo mio padre mi ha insegnato a sentirmi dire di no.
Sono così abituato ai “no” che ogni “si” ha ancora il potere di sorprendermi.
Quando provai a baciarla e le sue labbra non si allontanarono io rimasi sorpreso.
Ero pronto al rifiuto e quando la vidi chiudere gli occhi ed avvicinarsi io pensai ad un regalo inaspettato, nessuno di quei baci era dovuto.
Quando finì, presi il mio zaino di ricordi e la salutai sperando che qualcosa potesse rimanere, la curiosità di sapere come stai, quell’amicizia sottile che puo’ sopravvivere all’amore, o almeno il rispetto per il tempo passato insieme.
Perché le favole possono finire.
E’ finita Cenerentola ed è finita Cappuccetto Rosso, persino di Biancaneve non si sa cosa sia accaduto dopo le nozze col Principe.
E quando finiscono nessun uomo dovrebbe permettersi di imporre una continuazione forzata.
Ma esistono gli uomini di merda.
Esistono e sono sempre di più.
Uomini a cui i genitori non hanno insegnato a sopportare le negazioni.
Uomini viziati, patetici, ridicoli, sfigati e stronzi.
Soprattutto stronzi.
Uomini per cui l’amore è un diritto, come se la loro donna fosse la loro madre.
Che confondono la fine con l’abbandono.
Usano la forza e i sensi di colpa, le minacce e le lacrime, pateticamente incapaci di affrontare la vita da soli.
E per evitare che questi uomini facciano troppo male c’è solo una difesa.
Un cazzo di Stato che faccia leggi che proteggano le donne, un cazzo di Commissariato che sappia ascoltare le denunce di chi è aggredita, qualche cazzo di Giudice che sappia condannare.
In un paese dove la pena non deve solo servire a redimere ma deve servire anche a far desistere.
Desistere.
Lo capisci uomo di merda che se mi tocchi finisci in galera.
Lo capisci uomo di merda che se fai del male ai nostri figli non ci esci più.
Lo capisci uomo di merda che dovrebbe esserci un cazzo di legge che ti impedisca di considerarmi tua.
E invece in questo stupido paese di cattolici ipocriti che esaltano la famiglia come se si trattasse di un “contratto” perfetto non esiste nessuno che sappia fare una cazzo di legge che cerchi di far desistere uomini di merda dal fare del male a una donna.
Se fossi una donna e se un uomo mi minacciasse io prenderei una pistola e gli sparerei nel culo, non riuscirei a vivere sotto la minaccia di uno psicopatico mammone.
Non so come facciate voi donne ad avere tanto coraggio nell’affrontare certe situazioni.
Non capisco come mai nessuno faccia niente per difendere chi è più debole.
E pensandomi uomo mi viene quasi da vergognarmi, pensando a quante volte l’uomo non sappia usare altro argomento che la forza per risolvere le sue frustrazioni.

No, aspetta

No, aspetta…, non cerco pietà ne comprensione, è tutta colpa mia.
Quello che cerco è che tu mi voglia bene anche sapendomi colpevole.
A mia discolpa devi sapere che ho sempre fatto del male solo a me stesso, mi sono concesso il paradiso e l’inferno, la gioia e il dolore, mi sono buttato nel mare in tempesta e sono stato salvato da un branco di sirene che mi hanno deposto sulle rive di un isola deserta, ho acceso fuochi nel tentativo di essere ritrovato e quando è successo mi sono chiesto se non era meglio restare là.
Ci sono state volte che cercavo monete sotto i sedili dell’auto per ricavarci un panino e volte in cui ho speso un capitale per una chitarra o per un viaggio che non sarebbe dovuto finire mai.
Mi sono perso in un sacco di strade e giocavo a ritrovarmi senza usare nessuna mappa, semplicemente andavo, fino a quando non trovavo un qualcosa di familiare che sapesse darmi una direzione.
Sul domani non ho nessuna certezza.
Lo aspetto come si aspetta un appuntamento al buio.
Con tutte le aspettative che si appoggiano sulle spalle fragili di una donna di cui conosci solo l’ora in cui busserà alla tua porta.
La aspetterò seduto sul divano leggendo su un vecchio Topolino una storia ambientata a Paperopoli nel periodo natalizio.
Mentre Paperina manda a fare in culo il fortunato e cinico Gastone perché è troppo affascinata dalla passione di Paperino per gli addobbi natalizi.
Se mi chiedi cosa penso della vita ti rispondo che è un casino.
Un vero casino, hai presente una mansarda in cui hai riposto tutto ciò che hai amato, e tutti a dirti che è stupido accumulare cose, tutti a consigliarti di buttare via tutto.
Ma loro che ne sanno di quello che mi dice quella bambola indiana comperata nel 1989 a Kayenta, che ne sanno dei consigli che è capace di darmi quel minuscolo yoda, e come spiegare quante minuscole canzoni ho composto con quella minuscola pianola.
Riuscirò mai a spiegare quanta pazienza ci è voluta per stampare quel quadro di hopper su quel pezzo di cemento.
La vita è un casino di cose accadute che ti volano intorno come falene in attesa che tu accenda una luce.
Bruciarsi le ali nel tentativo di scoprire cosa si nasconde dietro l’abbaglio.
Quello che vorrei è che tu mi voglia bene anche sapendo che è colpa mia.
Non so resistere alla tentazione di scoprire cos’è che fa tanta luce dentro quella maledetta e stupenda lampadina…

Se bastasse amare

Se bastasse amare per essere amati,
Se bastasse guardare per essere guardati,
Se bastasse toccare per essere toccati
Avrei risolto il problema della mia solitudine
Amandoti
Guardandoti
E toccandoti.
Ma il gioco ha regole diverse
E se ti nascondi verranno a cercarti
E se non guardi verrai visto
E se non tocchi si faranno toccare.
Io mi sveglio la mattina
Osservando la mia mano che ancora dorme
E sembra chiudersi su altra mano
Pronta ad afferrare il sogno
Di un amore che capovolge le regole.

L’uomo Ragno

L’uomo Ragno è stato per me un amico che tenevo fra le mie manine facendolo volare da una scrivania al letto.
Appoggiato su un davanzale sfidava il mondo intero e se prendevo un sacco di botte mi nascondevo sotto le coperte tenendolo stretto, bagnando il suo costume con le mie lacrime.
Era la prova che si poteva essere alti 20 centimetri e non avere paura di niente, e se avevo bisogno di parlare con qualcuno che sapesse ascoltarmi lui era il super eroe giusto a cui confidare ogni segreto.
L’ho spogliato e rivestito del suo costume mille volte, scoprendo come la normalità potesse diventare super o come il super potesse essere normale.
Lo persi una volta e passai un anno della mia vita a cercarlo in ogni angolo della mia cameretta, l’ho ricomprato, trovandolo su ebay, 30 anni dopo ed ora sorveglia casa mia dall’alto del piu’ alto scaffale di una libreria.
Sta li a ricordarmi che sono stato bambino, sta li a ricordarmi che sapevo giocare, sta li a ricordarmi che non importa cosa ami cio’ che conta è che tu sappia amare.
Amare anche un pupazzo che quando tuo padre ti faceva paura c’era lui a doverti consolare facendoti sperare di essere un giorno cosi’ forte da poter scappare, magari passando dalla finestra, volando da un palazzo all’altro con una ragnatela per poi appollaiarsi sullo spigolo di un grattacielo e dall’alto scoprire che non basta crederci per essere sicuri che sia vero.

Devo essere davvero invecchiato giocando se piango per Stan Lee.

Non c’era verso

Non c’era verso di farla desistere dal volermi dipingere di azzurro la casa.
Saliva e scendeva dalla scala inzuppando il pennello in un secchio, passandolo poi tra le pieghe di legno di un muro eroso dal salino.
Io dentro scrivevo una storia che parlava di un esercito di pirati sbarcati su un isola d’oro dove non cresceva nulla e dove nulla era commestibile.
Furono salvati da una sirena al quale offrirono secchi d’oro per una notte d’amore, lei non si concesse e il prezzo dell’oro ebbe un crollo vertiginoso.
I pirati abbandonarono l’isola per giungere in una terra dove l’unica ricchezza disponibile era buona da mangiare.
E mentre la mia casa stava diventando color del cielo fino quasi a diventare invisibile all’orizzonte io notai che lei si puliva le mani sporche di vernice strofinandole contro una salopette di jeans e la cosa mi sembrò cosi’ poetica che su un foglio scrissi:
Non ho mai visto nulla di più pulito delle macchie sul tuo vestito, non ho mai udito nulla di più sincero delle bugie che ti hanno salvato, non ho mai perso tanto fiato come quando ti aspettai immobile, non ho mai visto nulla di cosi’ forte che sia forte come te quando ti mostri fragile.