Cerco
Disperatamente
Un emozione
Che dia alla vita
Un senso.
Non un Dio
Ne una rivelazione
Tantomeno
Una spiegazione scientifica.
Qualcosa di diverso
Come l’idea
Che qualcuna di speciale
Mi aspetti
Dietro l’uscio di casa.
Qualcuna che parli
Una lingua
Simile all’ululato di una lupa.
La sorpresa
Di un paio di occhiali
Abbandonati
Di fianco al letto
E il tuo respiro
Che appanna
Il vetro
Mentre fuori nevica
Cosi’ tanto
Che sembra di essere
Imprigionati
In casa
Da un muro
Di bianco.
Cerco
Un traguardo
Che non assomigli
Alla fine di qualcosa
Non so se mi spiego.
Ieri sera
Un amica
Mi ha parlato di una scopata
Sotto effetto cocaina
Con un piccolo divo
Delle telenovelas
E dopo il sesso
Diceva che
Hanno parlato
Del bene che Lui
Vuole al mondo.
Quale mondo?
Strisce di droga
Corteggiamenti senza fine
Con lo scopo di un amplesso
Di sette secondi
Pompini
A cazzi sconosciuti
Scambiandosi
I corpi
Come fossero parti di automobili
Da rottamare.
Tutto questo
Mi lascia perplesso
Lasciandomi solo
Nella mia ricerca
Di un qualcosa
Di vero
Senza aver bene compreso
Cosa sia vero.
Ma so per certo che il naso
È fatto per annusare
Qualsiasi odore e profumo
E non polvere bianca
So per certo
Che il mio uccello
Non ha il bisogno di trovare
Un nido qualunque
Dove riposare.
So per certo
Che la speranza
Non vada affidata
A nessun predicatore.
So per certo
Che nessun uomo
È sincero con se stesso
Se si camuffa
Da stronzo
Tossicodipendente.
So per certo
Che il coraggio
Di essere se stessi
È il coraggio
Meno visibile
Ma il piu’ valoroso.
Se lascio andare i pensieri
Scoppia un casino.
Ci provo.
Luci
Che illuminano
Facce sorridenti
Torte di compleanno
E fighe stratosferiche
Attorno al festeggiato.
Champagne
Registi
Attori
Imprenditori
Uomini di successo
Che festeggiano
Se stessi
Nel locale alla moda.
Io mi chiedo
A cosa mai penseranno
Le persone di successo
Un attimo prima di addormentarsi.
Sorrideranno
Consapevoli del culo
Che hanno
O semplicemente
Pregheranno
Perché il loro
Ego
Li possa difendere
Dalla consapevolezza
Che tutto cio’
Che hanno guadagnato
Non è altro
Che un biglietto
Scaduto
Per il paese delle meraviglie.
In fondo
È solo una questione di prezzo
Se l’acqua costasse
Come costa lo champagne
Basterebbe
Aprire il rubinetto
Per trovare
Un mondo
Disposto a vendersi.
Si chiama
Attrazione
Del non futuro,
Il desiderio
Di avere cosi’ tanto
Da sapere che fino alla fine
Non si avrà bisogno
Di chiedersi del domani.
Mese: Ottobre 2016
Vai col lento
Vai col lento.
Lentamente guardala negli occhi, poi lascia che appoggi il suo mento sulla tua spalla.
Stringila leggermente, portala vicino quel tanto che basta a sentire il suo profumo.
Sarà un lento velocissimo.
Un attimo e sarà finito.
In quell’attimo incrocia lo sguardo, lascia che i vostri occhi si dicano cose che a parole non sapresti dire.
Non dimenticare che un lento si balla in due.
Ed è Lei ad accettare l’invito.
Il primo si accetta per cortesia.
Il secondo per il piacere.
Il terzo per passione.
Se esiste
Se esiste uno spirito intelligente che sopravvive alla morte chi puo’ intuirne la frustrazione che prova mentre osserva l’uomo che l’ha amata per una vita implorare un segno di riconoscimento?
Lei imprigionata in una dimensione ultraterrena non puo’ fare nulla per dirgli che lo vede, lo sente, lo ama ancora come una volta.
Diamo un lasciapassare all’amore che possa attraversare il confine della vita e della morte, magari solo per un attimo, il tempo che basta perchè lui possa tornare a casa senza piu’ l’angoscioso dubbio di averla persa per sempre.
C’è una casetta
C’è una casetta dove abita la gioia e un castello dove abita il dolore.
Nella casetta c’è una piccola cucina, un tavolo, un letto e un mobile dove stanno tutte le cose importanti.
Nel castello ci sono milioni di stanze, stanze vuote perchè gli ospiti non sono mai abbastanza per riempirle tutte.
Nella casetta ci sono due finestre che guardano il mare.
Nel castello ci sono migliaia di finestre e nessuno si è mai chiesto su cosa guardassero.
Nella casetta si entra e si esce da una porta sola.
Nel castello ci sono tante porte, e nessuno sa chi entra e chi esce.
Nella casetta ci si scalda con un pezzo di legno.
Nel castello ci si scalda bruciando un bosco.
Nella casetta abita un pescatore.
Nel castello abita un pesce che ha abboccato all’amo.
A perfect day in Massachusetts
Photo by Guido Prussia
Se io vivessi laggiu’
Se io vivessi laggiu’ avrei prima di tutto la certezza di vivere e poi avrei un posto dove dirti di venire.
Ti offrirei una vista sul mare e vento tutto l’anno.
Potresti bagnarti di pioggia e asciugarti di sole, afferrare la neve e lasciarti sfuggire pugni di sabbia.
Mangeresti nel patio con l’odore del legno antico e ti direi di non alzarti, vado io a prendere il pane.
Quando mi chiederai perchè me ne sono andato, io potrei spiegarti che qualsiasi catena ha il desiderio nascosto di essere spezzata.
Il tuo sorriso basterà a spiegare che hai capito.
Finito di mangiare ti porterei a vedere lo scheletro di strane creature che la corrente ha abbandonato sulla spiaggia e tu mi dirai che assomigliano al ricordo di certe ferite che il tempo ha consumato ma mai dissolto.
Ti siederai sulla sabbia e dirai che vuoi vedere se la prossima onda andrà più lontano di tutte le altre.
Io ti chiederò “perchè?”
Tu mi risponderai che da piccola sognavi di essere la migliore almeno in qualcosa.
E guardandoti vedro’ i tuoi occhi lucidi come la battigia un attimo dopo che il mare si è ritirato.
Princetown – Cape Cod
Photo di Guido Prussia
Harwich – Cape Cod
Photo di Guido Prussia
La pace va cercata
La pace va cercata.
Non parlo della pace che si contrappone alla guerra.
Intendo la pace che si contrappone alla quotidiana occupazione di risolvere problemi.
Va cercata come fosse un luogo dove io possa trovare uno spazio per sdraiarmi e smetterla di pensare.
Le mani appoggiate sul cuore, l’odore dell’erba nelle narici, e la voglia di sentire il fresco della terra sotto un piede.
Sotto un piede?
Certo, sotto un piede. Ed è inutile che ti chiedi perché l’altro piede stia ancora nella scarpa.
Non esiste una ragione se non la piacevole sensazione di provare sotto la pianta del piede destro il fresco della libertà mentre a pochi centimetri il piede sinistro gode di una rassicurante e calda prigione.
Dimmi, secondo te chi sono?
Un lavoratore che si sta riposando tra un turno o l’altro?
O un uomo senza casa e senza lavoro che si scalda al sole di Manhattan.
Ho alternative?
Posso essere scalzo o comodamente calzato?
Hai notato il pizzo ben fatto, e la barba fatta, e anche la pettinatura non è da disperato.
Lo so il calzino è sporco, ma potrebbe essere colpa della scarpa.
Lascia stare la pancia, quella accomuna ricchi e poveri, liberi e prigionieri.
E’ vero ho l’iphone. Hai notato le cuffie?
Bravo.
Credo tu abbia indovinato.
Non sono un disperato, sono solo un uomo che non ha resistito alla tentazione di appoggiare il culo sulla sua giacca adagiata a cazzo sul verde di Central Park.
Musica ed occhi chiusi mi bastano per viaggiare nei pensieri, e se ho voglia di sentire caldo mi concentro sul piede sinistro se ho voglia di fresco penso al piede destro.
Se ho voglia di sentirmi vivere penso alla mano sul cuore.
Ma detto fra me e te tutto questo serve per cercare di essere per mezz’ora un uomo che si prende una pausa da ciò che vuole per concentrarsi su ciò che ha.
Mattinata al Portland Headlight (Maine)
Photo di Guido Prussia