Avevo una donna

avevo una donna anni fa che mi faceva sentire felice
avevo una stima immensa per lei e il fatto che mi amasse mi portava ad avere stima di me stesso
lei era meglio di me e questo non mi portava ad entrare in conflitto con lei
al contrario il suo desiderarmi mi portava a credere che ci fosse qualcosa di buono in me
lei era la vetta di una montagna ed io uno scalatore inesperto che non finiva di chiedersi come avesse fatto ad arrivare lassù
e da lassù si vedeva un panorama fantastico
i ricordi di quella scalata non se ne sono andati e mi distolgono dall’intrapendere salite troppo semplici
sono uno scalatore inesperto che non vuole adeguarsi alla sua mancanza di fiato
preferendo rischiare di rimanere senza forze per raggiungere una cima solitaria
piuttosto che continuare a percorrere sentieri per principianti che portano verso una affollata area di ristoro per umani desiderosi di una compagnia qualsiasi

Spegni la luce grande

Spegni la luce grande ed accendi la luce piccola.
Mi piace l’ombra dei tuoi capelli sul muro.
Ballano seguendo il ritmo lento di un silenzio scomposto in piccoli spazi di parole.
Tu ti ricordi quella volta?
Me lo ricordo.
E ti ricordi come andò a finire?
Andò a finire che dormimmo in macchina a pochi metri da un precipizio.
Lo scoprimmo solo il giorno dopo.
E intanto ti giri una sigaretta con una mano sola e tu lo sai che questa cosa mi fa impazzire.
Nel piccolo buio della piccola luce accarezzi il mio cuore alla ricerca di una cicatrice invisibile, tenendo i piedi fuori dal letto per strofinarli contro la schiena del gatto.
Sganciati dalle convenzioni, allergici alle regole, scombinati e disordinati ci ritroviamo sotto la stessa coperta riconoscendoci come due naufraghi persi in un isola popolata da pericolosi spacciatori di verità.
Io non so nulla. Mi hai detto.
Nemmeno io. Ti ho detto.
Come due lavagne vuote abbiamo cominciato a riempirci di quei disegni infantili che non vogliono spiegare nulla ma solo raccontare l’esistenza di creature fantastiche che sfuggono alle classificazioni scientifiche,
Mi addormento prima di te chiudendo i miei occhi sui tuoi ancora aperti.
Fondamentalmente tutto ciò che vogliamo è rimanere bruchi protetti dalla crisalide il più a lungo possibile per evitare il rischio di ritrovarci farfalle in un mondo di ragnatele tessute da ragni affamati della carne tenera dei liberi sognatori.
Foto scattata a Dana Point, Ottobre 2017

Ci sarebbero mille motivi per essere pessimisti.

Ci sarebbero mille motivi per essere pessimisti.
La fine del mondo analogico.
Il rincoglionimento diffuso di donne capaci di diffondere le loro bellezza e incapaci di raccontare la loro anima.
I nuovi eroi contemporanei che hanno come unico superpotere quello di influenzare una massa di idioti a comperare prodotti inutili.
Il trionfo di un mondo globalizzato che sta distruggendo la personalità unica di popoli e luoghi.
Un accelerazione nella percezione del tempo dovuta a giornate riempite da milioni di stimoli virtuali.
La fine dell’amore passionale e il trionfo di un sesso esibizionistico e pateticamente virtuosistico nel tentativo di emulare le esibizioni acrobatiche viste su qualche sito porno.
L’incapacità di trovare una strada senza un navigatore, l’incapacità di trovare una donna senza tinder, l’incapacità di trovare da mangiare senza affidarsi a un servizio di food delivery, l’incapacità di immaginare una rivoluzione per ridare all’individuo il dono di una personalità inconfondibile.
Soffocati dal potere dei mass media pensiamo che il successo determini il talento.
Inseguiamo il consenso aspirando a pollicioni alzati, cuoricini e abbracci virtuali senza sapere chi in caso di difficoltà sarà disposto a venirci ad aiutare.
Tutti con l’ansia di far sapere che i loro figli sono i migliori figli del mondo.
Pronti a glorificarli sui social per un gol segnato o un esame passato, condannandoli all’obbligo di un eccellenza che come una manetta stretta alla caviglia imprigiona all’obbligo di prestazioni degne di un post celebrativo.
Ci sarebbero mille motivi per essere pessimisti, ma c’è da qualche parte un piccolo van che mi aspetta e una strada da percorrere senza destinazione e allora chiudo gli occhi, sento il sapore della libertà e faccio finta che tutto sia alle mie spalle e davanti c’è solo un orizzonte vergine percorso da una strada che porta lontano da tutto questo nulla che sta riempendo questo mondo e questo tempo decadente popolato da idioti con i volti levigati dai filtri e la mente avariata dalla necessità di sentirsi ammirati.

Ho frequentato…

Ho frequentato anni fa cene di gala, festival del cinema, eventi speciali e cazzate varie provando sempre un certo imbarazzo.
L’imbarazzo nel partecipare a ridicoli incontri di privilegiati agghindati come coglioni e imbarazzo nel vedere folle di persone che ammiravano i privilegiati come se assistessero adoranti a una parata di Dei dell’Olimpo.
Si esponevano i pass come lasciapassare per il paradiso godendo degli sguardi invidiosi di chi si credeva destinato all’inferno.
Trovavo patetiche le passerelle sui Red carpet con i mille flash dei fotografi che alimentavano l’ego di coloro che calpestavano quel tappeto rosso con l’indole di un generale che va a combattere una guerra già vinta.
Ho sempre sognato un popolo di umani che spernacchiasse i potenti, tutti i “potenti” compreso quegli artisti che usano l’arte per ingrossarsi l’uccello.
Ma ho sempre vissuto in un mondo di genoflessi di fronte alla celebrità, gente che vive la sua condizione di persona normale come una scusa per alzare lo sguardo verso un palcoscenico popolato da paraculati, affaristi, politici e creativi genoflessi al successo.
Sogno, consapevole che sia solo un sogno, un genere umano tenuto unito dal concetto di tribù, dove ogni appartenente alla tribù ha il suo scopo sociale e la sua dignità.
Senza tappeti rossi ma solo la dura terra su cui sedersi attorno a un cerchio per guardarsi negli occhi e raccontarsi storie rimanendo tutti alla stessa altezza.

Quando ero giovane facevo cazzate

Quando ero giovane facevo cazzate.
Ma ero giovane.
Crescendo ho continuato a fare cazzate.
Per sentirmi ancora giovane.
E ora che sono vecchio e faccio ancora cazzate c’è chi dice che è colpa del rincoglionimento.
La gente non capisce che le cazzate rendono interessante il viaggio.
Se avessi cambiato le gomme in tempo non avrei bucato e non avrei conosciuto Jamie che mi portò a ballare in quel Saloon di Jackson e dopo aver ballato mi portò a vedere dove dormono i bisonti e all’alba decise di invitarmi a fare un bagno nudi nel Madison River.
Tornati a casa mise su un disco di John Prine e mi mostrò la sua camera da letto che sapeva di legno, dormimmo sotto una coperta tessuta dai Nativi del luogo.
E se non avessi deciso di intromettermi in quella lite cercando di difendere una mezza sega che aveva deciso di sfidare uno stronzo e molesto ubriaco non avrei conosciuto Sam e con lui tutta la sua famiglia che decisero di ospitarmi nella loro casa di Gorda sull’Oceano Pacifico.
Ogni mattina camminavo da casa loro fino alla Sand Dollar Beach.
Qui conversavo con le rocce cercando di scoprire i segreti di una pazienza infinita.
E che dire di quando in Tenneessee tentai di rubare una stecca di sigaretta e fui bloccato all’uscita da un cassiere che non riteneva plausibile la vista di un uomo al sesto mese di gravidanza.
Mi chiese cosa avessi sotto la giacca e io risposi che ci tenevo i miei vizi.
Lui sorrise e con la mano fece cenno di poggiare le sigarette sul tapirulant della cassa, non chiamò la guardia che con lo sguardo da cane da guardia sembrava non vedere l’ora di poter azzannare qualche ladro.
Gli dissi che lo avrei aspettato per offrirgli una birra.
Venni a scoprire che era un meraviglioso chitarrista appassionato delle canzoni di Johnny Cash, e passammo la serata a suonare e cantare.
Il giorno dopo mi accompagno sull’Old Hickory Lake a Hendersonville a vedere la casa di Cash.
Quando mi chiedono in cosa consiste la fortuna io non ho dubbi.
La fortuna è quel giro di giostra che trasforma una cazzata in una inaspettata opportunità.
Fondamentalmente ogni saggezza acquisita altro non è che il risultato di una cazzata fatta.