L’osservazione è una via di fuga.
Concentrarsi sulle piccole cose, sui piccoli esseri viventi, sul filo d’erba e sulla farfalla aggrappata alla porta di casa.
E connettersi col minuscolo fino a far sparire ciò che è ingombrante.
Le grandi discussioni che lasciano posto ai silenzi invisibili, le enormi paura si dissolvono scontrandosi con le minuscole certezze, il mio nulla che dal basso sovrasta un ingombrante tutto.
Osservo le migliaia di strisce gialle della strada diventare una lunghissima ed unica striscia che indica un orizzonte perso nel buio.
E mi perdo.
Perchè solo perdendomi mi sento a casa.
Fuggo da sempre le certezze conoscendone il potere di ingannare, abbraccio il potere del piccolo attimo di serenità anche a costo di rinunciare al sorriso ebete di chi immagina di nuotare in un mare di felicità.
Sono nulla e sono qualcosa, il paradosso tiene grazie all’appiglio sicuro del dubbio sul senso del vivere.
Giocare nell’immaginare un significato nel disegno delle ali della farfalla mi diverte come se fossi un bambino che crede ancora che in quella minuscola casa tra la casa e il paese viva uno gnomo.
Non importa se non l’ho mai visto.
Credere ha un senso solo se è un atto di volontà che ha lo scopo di abbattere il muro che divide il possibile dall’impossibile.
Si può insegnare a volare solo se si ha la forza di immaginare che nulla è impossibile tranne ciò che si crede impossibile.