scommisi

scommisi
con la tua moneta
tu eri il santo e io il peccatore 
in gioco c’era la verità
e la verità fu persa
avevo 15 anni e passavo le notti a farmi domande, immaginavo l’infinito precipitando nei riflessi di due specchi che si guardano quando rischiai di precipitare nella follia mi aggrappai al bordo del pozzo e ne saltai fuori lasciandomi per sempre alle spalle le domande a cui nessuno sa dare risposte
mi tuffo nei ricordi come se fossero balle di fieno in un pagliaio con le spighe che mi entrano nei calzoni e mi pungono, non fanno male è solo un solletico piacevolmente fastidioso
a volte ci vuole qualcosa che ci ricordi che siamo vivi, fosse anche un calcio nel culo o uno schiaffo
risvegliandomi da un sonno pomeridiano per un attimo mi sono chiesto chi sono, dove sono e che ore sono e la realtà si è dischiusa lentamente come il tendone di un teatro che aprendosi mostra un palco familiare e tu capisci che l’intervallo è finito e la recita attende di essere ripresa
conosco tutte le battute ma faccio schifo a recitare, chiedo scusa al pubblico ma sono più bravo a scrivere che a parlare, non meravigliatevi dei silenzi, piuttosto riempiteli con qualcosa, consiglio qualcosa da bere
tornando all’inizio
scommisi con la sua moneta
lui era il santo e io il peccatore
vinse lui ma fece finta di niente
lasciò la moneta sul tavolo e prima di andarsene mi chiese:
conosci l’unico vizio ai quali i santi non sanno rinunciare?
Dissi di no.
Si avvicinò e all’orecchio mi disse:
l’invidia verso chi può peccare senza rischiare di doversi contraddire
gli presi il polso e gli dissi che mi poteva baciare, lui rimase un attimo in silenzio con una goccia di tristezza in bilico su una ciglia
riprese la moneta, la mise in tasca e facendo finta di non aver vinto se ne andò camminando lentamente, 
scomparendo in fondo alla discesa dove c’era una strada che portava di là