se ti amerò fai finta di niente
come se non te ne accorgessi
se ti dirò cose esagerate
tu non riportarmi alla realtà
fai finta di crederci
come se fossero vere
forse ti dirò di non lasciarmi mai
tu dai a quel mai
la durata che vuoi
ma lascia che io pensi che quel mai
duri per sempre
se ti lancerò una corda
tu prendila e non aver paura
di dondolare nel vuoto
quella corda è legata al mio polso
e il mio polso è legato al mio cuore
da una miriade di vene
che dicono portino sangue
ma da quando ho te
io dico
che se mi taglio
sanguinano amore
Mese: Settembre 2020
Troppo complicata tu o troppo semplice io?
Troppo complicata tu o troppo semplice io?
In ogni caso non funziona.
Non ci vuole un cazzo a capire come stanno le cose.
Non hai privacy?
Sei molto impegnata?
Il tuo lavoro non ti da un attimo libero?
Sei libera la prossima settimana…forse….
La risposta è sempre e solo una.
Fottiti.
Che poi non è nemmeno male come augurio.
Significa “fottiti da sola”, un invito alla masturbazione che nasconde un augurio perchè tu possa trovare una faccia di merda con cui ritrovare le tua privacy e il tuo tempo.
Il rapporto fra un uomo e una donna è la cosa più semplice del mondo.
Se mi piaci per te rimando tutto.
Se ti piaccio per me rimandi tutto.
Il resto sono cazzate galattiche che servono a ridurti al ruolo di scopata occasionale o tappabuchi.
Vuoi prendere un caffè con me?
Appena ho un ora libera ti avverto e ci vediamo.
Sai che ti dico.
Appena hai un ora libera usala per andare a fare in culo.
Finito il tempo in cui come un coglione correvo dietro la leprotta che scappava.
Oggi mi concedo solo alla donna tartaruga che per orgoglio non ti aspetta ferma ma fa di tutto per essere raggiunta.
La donna leprotta con me ha chiuso per sempre.
Amo la donna tartaruga.
Gi piacevano i suoi piedi
L’uomo appoggiò gli occhiali sul comodino e si sedette sul bordo del letto guardandosi i piedi appoggiati sul legno.
Gli piacevano i suoi piedi.
Sapevano raccontare la strada come uno sguardo sa raccontare ciò che ha visto.
Aveva la gola secca e un fondo di bottiglia di acqua gasata che non era più gasata.
Erano anni che aveva smesso di porsi le domande che da giovane gli venivano sempre prima di andare a dormire.
Si era arreso alla corrente.
A proposito della corrente, chissà che fine aveva fatto quella formica capitata non si sa come su quella foglia che in balia del ruscello procedeva verso una destinazione ignota.
Era stata una giornata strana.
Lui che percorreva la Highway 5 verso Los Angeles, lei che a migliaia di chilometri di distanza le mostrava al cellulare appoggiato contro il vetro del van come era brava a toccarsi pensando a lui.
La lotta fra la libidine che saliva e l’attenzione dovuta alla strada.
Lei che gli diceva di toccarsi mentre guidava e lui che le diceva di smettere senza sapere più dove guardare.
All’improvviso sulla destra compare un area di sosta, si butta dentro, ferma il van proprio nel momento esatto in cui lei decide di venire e con aria goduta lo guarda togliere le mani dal volante dicendo: “Troppo tardi, quà sono le sei del mattino e domani devo lavorare. Vado a dormire.”
Esce dal van sbattendo la porta e lasciando le chiavi dentro.
C’è solo un modo per rientrare, spaccare il vetro.
Tutto questo avviene a Lebec, a qualche centinaio di metri da Castac Lake, il lago più inutile del mondo, cosi’ salato che nessun pesce riesce a sopravvivere in quell’acqua.
Tira un pugno al vetro.
Mette in moto e via verso sud, verso Los Angeles.
Arriva al tramonto, giusto il tempo di vedere l’ultimo pelo del culo del sole cadere nel mare.
Entrato in casa apre il frigo sperando in qualche resto della settimana prima.
Non c’è un cazzo.
Lei starà dormendo.
Tutti staranno dormendo dall’altra parte del mondo.
La solitudine a volte è solo una questione di fuso orario.
Va in camera, appoggia gli occhiali sul comodino e si siede sul bordo del letto guardandosi i piedi appoggiati sul legno.
Gli piacevano i suoi piedi.
Tolettatura a Beverly Hills
E’ vero che eravamo in viaggio da un mese.
E’ vero che aveva un pelo simile a quello di un rasta giamaicano.
E’ vero che cominciava ad avere l’odore di un randagio.
Ma questo per me non giustificava il fatto che lui volesse a tutti i costi andare a farsi bello in una tolettatura a Beverly Hills.
“Ma hai visto quante belle cagnoline ci sono da queste parti e io sembro venire da Skid Row.”
Gli diedi cento dollari col patto che per un mese avrei risparmiato sui premietti e lo lasciai da Posh Pet Care sulla Robertson.
Andai a prenderlo due ore dopo.
Non era più lui.
Il selvaggio Jackson mi fu riconsegnato in queste condizioni.
Tornammo al nostro van senza dire una parola e senza una abbaiata.
Si scusò per non avermi dato retta, poi mi chiese di andare a fare una camminata a Runyon Canyon.
Appena arrivati si buttò su un mucchio di terra e si rotolò fino a togliersi di dosso quell’aria da fighetto.
Mi guardò tutto soddisfatto e io pensai con orgoglio che mi somigliava, mi somigliava tantissimo.
Nella foto Jackson sul van appena tornato dal salone di bellezza.
Il coglione galattico
Non sai mai se incazzarti o metterti a ridere quando scopri che una ragazza che ti piace o con cui sei stato si è innamorata di un coglione galattico.
Rimani perplesso di fronte alla domanda senza risposta di cosa l’avrà portata a perdere la testa per un tizio che si depila le sopracciglia, che ha un pizzetto che sembra disegnato da Renzo Piano, o peggio ancora indossa mocassini azzurri con un espressione da duro che sembra sempre pronto ad uccidere chiunque guardi la “sua” donna.
La verità è che le donne amano i coglioni, si inebriano di coglioni, affondano la loro testa sulla pancia dei coglioni sentendosi in qualche modo gratificate dal fatto che forse un “coglione è per sempre”.
Come darle torto, il coglione ha bisogno di lei tanto quanto lei ha bisogno del coglione in un gioco di mutuo soccorso che esplode nella realizzazione del sogno che unisce stato e chiesa, e cioè farsi una famiglia.
Perchè il coglione ha questa capacità di rendersi non solo disponibile a recitare il ruolo di marito ma anche quello di padre.
Non importa se ha un passato da tossicodipendente o un presente da disoccupato, l'”homo coglionibus” per le donne è sempre più rassicurante dell'”homo selvaticus”.
Salvo poi sognare dopo qualche anno di tradirlo con un “homo selvaticus” famoso per la sua capacità di accoppiarsi senza guardarsi allo specchio e senza lasciare mocassini appaiati al bordo del letto.
Tutto questo per dire che non c’è bisogno di meravigliarsi della fantastica solitudine a cui ci siamo abituati fuggendo da sempre il ruolo di animali domestici.
Il branco avrà anche i suoi vantaggi ma solo se formato da lupi, se al contrario è formato da un uomo e una donna disperatamente alla ricerca di far combaciare le loro dipendenze affettive allora meglio rimanerne fuori e giocare al lupo solitario.
Anche perchè puoi sforzarti quanto vuoi nell’interpretare il ruolo del coglione per attrarre le femmine, ma prima o poi verrai smascherato e sostituito da un coglione originale.
Un pezzo di merda
Un pezzo di merda sperona la sorella e la uccide perchè coinvolta in una relazione con un transessuale.
L’assurdità di questa notizia mi colpisce come un pugno nello stomaco.
Il mio amore per la libertà si scontra con un mondo esistente in cui qualcuno si permette di voler imporre un idea etica e moralista dell’esistenza umana.
Chi insegna il significato di libertà ai ragazzi in un paese dove esistono ancora retaggi culturali e religiosi capaci di creare sensi di colpa per comportamenti o orientamente sessuali?
Perchè qualcuno si prende il diritto di giudicare la libertà altrui?
Io credo accada perchè l’uomo ha nel cervello la merda di un condizionamento millenario fatto di parole come “famiglia”, “fedeltà”, “verginità” e “amore”.
Si anche l’amore.
Quello usato per definire delle regole.
Se mi ami non devi fare questo.
Se mi ami non puoi comportarti cosi’.
Se mi ami non puoi lasciarmi.
Se ami questa famiglia non puoi sputtanarla con il tuo comportamento.
Se mi ami…
Se invece sono una donna ed amo una donna , l’amore non vale più un cazzo e uno stronzo pensa sia giustificato uccidermi.
Mettetevi il vostro amore fasullo nel culo insieme alle vostre regole morali ed etiche e cercate di sganciarvi da tutti i condizionamenti per imporre una libertà vera dove nessuno può permettersi di dire una sola parola su come il tuo prossimo decide di gestire la sua fottutissima vita.
Non sottovaluto il fatto che Dio uccida gli artisti.
Non sottovaluto il fatto che Dio uccida gli artisti.
Trovo quasi insopportabile che abbia ridotto in cenere Leonard Cohen, Marilyn Monroe, Johnny Cash o Frank Zappa.
Ma la lista sarebbe interminabile, la lista di chi avrebbe potuto creare ancora ed è stato messo a tacere dal destino e stando ai presunti poteri di Dio sarebbe bastata una sua scoreggia per dare una patente di immortalità a chi è in grado di regalare emozioni e aprire porte che regalano percezioni supplementari rispetto a ciò che l’homo banalis può fare.
La bestemmia non consolerebbe, non mi rimane che ritenere Dio sopravvalutato tanto quanto lo sono certi eroi contemporanei che la massa idolatra e a che me paiono tanto ricchi di successi quanto pieni di merda.
In tutto questo una breve considerazione.
L’amore è una truffa.
Ma in certi casi essere truffati è la cosa migliore che ti possa accadere.
Fanculo gente, porto fuori i cani prima che mi caghino in casa.
Teresa mi disse di aspettarla in fondo alla strada
Teresa mi disse di aspettarla in fondo alla strada del seminario dove c’era una vecchia casa abbandonata che aveva una porta aperta sul lato che dava sul bosco.
A far ombra sulla casa c’era un enorme albero di nocciole abitato da una famiglia di scoiattoli che non avevano paura di nulla tranne che di un gatto color rame che non aveva ancora capito la differenza tra un topo e uno scoiattolo.
Quando Teresa arrivò verso il mare si erano addossate nuvole nere ed era facile prevedere che in pochi minuti sarebbe venuta giù tanta acqua.
Corremmo dentro la casa. Andammo in cucina, unica stanza che sembrava non pericolante.
Teresa tirò fuori dalla sua borsa di tela due panini al salame e due birre.
Le appoggiò su un tavolo di legno dove si potevano ancora contare gli anni dell’albero da cui era stato rubato.
Seduti su due sedie di vimini io e Teresa mangiammo parlando di cose che non ricordo.
Non c’erano i vetri alle finestre e il rumore della pioggia accompagnava i nostri discorsi.
Lei sapeva che l’amavo, io sapevo che mi amava.
Non c’era bisogno di altre domande o di altre risposte.
Bisogna avere il coraggio di accettare il fatto che la felicità è un eccezione, un attimo in un tempo lungo, un lampo in un pomeriggio di pioggia, il sogno perfetto in mille notti senza sogni.
Solo così alla felicità verrà riconosciuto il suo valore e non la si svenderà per due soldi.
Teresa mi baciò sulla bocca, e io cercai di ricordarne il sapore come si cerca di ricordare il gusto di un frutto estivo durante un inverno infinito.