apparentemente normale

apparentemente normale
se non fosse che la vita non ha nulla di normale
è il meccanismo che lascia stupefatti
vivere è un equazione impossibile
risolta da un bambino di quattro anni
con uno scarabocchio su un foglio a quadretti
vite che si incrociano
su uno sfondo a due dimensioni
diventano la prova che l’attimo lascia tracce
noi ne siamo involontari protagonisti
come figure poste a caso
da un dio con la passione della fotografia
che passa il tempo a riempire
l’infinito muro della sua stanza
con istantanee della vita dei vivi

Cosa farò da grande

Cosa farò da grande?

Magari andrò a caccia delle cose che ho perso da bambino.

Forse cercherò la strada che porta al lago dove un amore dolce mi disse di ripassare che non era il momento giusto.

Inseguirò un falco che mi ha rubato un aquilone che stavo inseguendo dopo averlo perduto.

Potrei restare fermo aspettando una contadina che mi spieghi come si vive di terra e di pioggia.

Ma probabilmente starò seduto sulla collina ad aspettare che l’erba cresca abbastanza da nascondermi da tutti quelli che non hanno mai smesso di chiedermi “Cosa farai da grande?”

My Baby and Me

My Baby and Me
abbiamo deciso che dopo tanta salita
la vita sarà sempre in discesa
e la percorreremo in folle
risparmiando sulla benzina.
My Baby and Me
abbiamo deciso di amarci
dopo aver bucato una gomma
in un posto di merda
e credetemi
da soli non saremmo mai riusciti a cambiarla.

La gioventù

La gioventù ci attraversa silenziosa
come camminasse in un bosco
impaurita dai lupi
e dalle trappole dei cacciatori
e ci abbandona
lasciando tracce
di foglie scompigliate
e di rami spezzati.
G.P.
Post Scriptum:
Mi sta sul cazzo la forma d’arte chiamata poesia, ritengo i poeti degli impotenti che usano le parole come fossero pastiglie di Viagra. Ma a volte mi accade di scrivere qualcosa di simile a delle poesie, me ne vergogno, ma anche i figli non voluti sono degni di essere amati anche se a volte assomigliano più all’idraulico che al presunto padre.

Una cicatrice

Una settimana
Una cicatrice
Il tempo che guarisce
Contemporaneamente
Uccide
Annusare l’aria in cerca del suo odore
La misteriosa sparizione del tabacco
Non ti avevo mai vista fumare
Dormo in un letto matrimoniale
Sotto un piumone singolo
Per lasciare al freddo
La solitudine
E a tutte le donne
Che hanno detto di amarmi
Vorrei ricordare
Che l’hanno detto a qualcuno
Che fingeva di essere me
Io
Ho avvertito l’amore dei cani
Sono stato accarezzato
dall’affetto degli spazi vuoti
E ho baciato la corteccia degli alberi
Delle donne ricordo la paura
Di nuotare dove non si vede il fondo
Restando con la testa sott’acqua
Pur di appoggiare i piedi
Su qualcosa di solido
Una settimana
Una cicatrice
La mia tempia che ricorda
La morbidezza della sua pancia

Apparentemente normale

apparentemente normale
se non fosse che la vita non ha nulla di normale
è il meccanismo che lascia stupefatti
vivere è un equazione impossibile
risolta da un bambino di quattro anni
con uno scarabocchio su un foglio a quadretti
vite che si incrociano
su uno sfondo a due dimensioni
diventano la prova che l’attimo lascia tracce
noi ne siamo involontari protagonisti
come figure poste a caso
da un dio con la passione della fotografia
che passa il tempo a riempire
l’infinito muro della sua stanza
con istantanee della vita dei vivi

FAcciamobuio

Facciamobuio.
Soffiamosulsole.
Esogniamochenoncisiaspaziofranoi.
Arriveranno i cultori delle regole a dirmi che se elimino lo spazio commetto un errore.
Io me ne fotto delle regole.
Non è ribellione, è semplicemente la coscienza di quanto siano inaffidabili i regolatori.
Colpa degli uomini che sono incapaci di imporsi da soli un senso di giustizia e concedono una ragione ai regolatori dei nostri comportamenti.
Io appoggio la schiena sul prato.
Riaccendiamoilsole.
Esogniamochetusiasopradimesenzaspaziochecisepari.
Fanculoglispazifranoi.