Spegni la luce grande ed accendi la luce piccola.
Mi piace l’ombra dei tuoi capelli sul muro.
Ballano seguendo il ritmo lento di un silenzio scomposto in piccoli spazi di parole.
Tu ti ricordi quella volta?
Me lo ricordo.
E ti ricordi come andò a finire?
Andò a finire che dormimmo in macchina a pochi metri da un precipizio.
Lo scoprimmo solo il giorno dopo.
E intanto ti giri una sigaretta con una mano sola e tu lo sai che questa cosa mi fa impazzire.
Nel piccolo buio della piccola luce accarezzi il mio cuore alla ricerca di una cicatrice invisibile, tenendo i piedi fuori dal letto per strofinarli contro la schiena del gatto.
Sganciati dalle convenzioni, allergici alle regole, scombinati e disordinati ci ritroviamo sotto la stessa coperta riconoscendoci come due naufraghi persi in un isola popolata da pericolosi spacciatori di verità.
Io non so nulla. Mi hai detto.
Nemmeno io. Ti ho detto.
Come due lavagne vuote abbiamo cominciato a riempirci di quei disegni infantili che non vogliono spiegare nulla ma solo raccontare l’esistenza di creature fantastiche che sfuggono alle classificazioni scientifiche,
Mi addormento prima di te chiudendo i miei occhi sui tuoi ancora aperti.
Fondamentalmente tutto ciò che vogliamo è rimanere bruchi protetti dalla crisalide il più a lungo possibile per evitare il rischio di ritrovarci farfalle in un mondo di ragnatele tessute da ragni affamati della carne tenera dei liberi sognatori.
Foto scattata a Dana Point, Ottobre 2017