L’uomo Ragno è stato per me un amico che tenevo fra le mie manine facendolo volare da una scrivania al letto.
Appoggiato su un davanzale sfidava il mondo intero e se prendevo un sacco di botte mi nascondevo sotto le coperte tenendolo stretto, bagnando il suo costume con le mie lacrime.
Era la prova che si poteva essere alti 20 centimetri e non avere paura di niente, e se avevo bisogno di parlare con qualcuno che sapesse ascoltarmi lui era il super eroe giusto a cui confidare ogni segreto.
L’ho spogliato e rivestito del suo costume mille volte, scoprendo come la normalità potesse diventare super o come il super potesse essere normale.
Lo persi una volta e passai un anno della mia vita a cercarlo in ogni angolo della mia cameretta, l’ho ricomprato, trovandolo su ebay, 30 anni dopo ed ora sorveglia casa mia dall’alto del piu’ alto scaffale di una libreria.
Sta li a ricordarmi che sono stato bambino, sta li a ricordarmi che sapevo giocare, sta li a ricordarmi che non importa cosa ami cio’ che conta è che tu sappia amare.
Amare anche un pupazzo che quando tuo padre ti faceva paura c’era lui a doverti consolare facendoti sperare di essere un giorno cosi’ forte da poter scappare, magari passando dalla finestra, volando da un palazzo all’altro con una ragnatela per poi appollaiarsi sullo spigolo di un grattacielo e dall’alto scoprire che non basta crederci per essere sicuri che sia vero.
Devo essere davvero invecchiato giocando se piango per Stan Lee.