Magro era magro…

Magro era magro ma le gambe erano forti e a scuola saltava più in alto di tutti, gli piaceva quando nevicava grosso, e si emozionavo all’arrivo del Natale.
Aveva un pupazzo che raffigurava l’uomo ragno, lo perse e lo cercò per anni, forse lo cerca ancora.
In campagna c’era una piccola casa di pietra all’interno della quale viveva uno gnomo che lasciava ogni notte un cioccolatino sotto il cuscino.
A carnevale si vestiva da indiano americano, quando andava nella fattoria di Toni gli piaceva salire in cima alle balle di fieno e poi saltare giù.
Saliva sugli alberi di ciliegie per mangiarne quanto più ne poteva, finite le ciliegie gli toccavano le amarene che gli piacevano di meno, ma era sempre meglio di niente
Quando suo Nonno si avvicinava a casa suonava il clacson, dal paese gli portava un pacchetto di gomme da masticare e dio sa quanto aspettava quelle gomme.
C’era un albero con un ramo sporgente al quale poteva appendersi con le gambe e dondolare a testa in giù.
Non sapeva cosa avrebbe fatto da grande, ma non vedeva l’ora che arrivasse quell’essere grande, il tempo scorreva cosi’ lento da assomigliare a una prigione.
Aveva una vocina da ragazzina ed ogni volta che rispondeva al telefono dall’altra parte qualcuno gli diceva: Ciao bambina c’è tua mamma?
E lui rispondeva: “Sono un bambino. E mia mamma non c’è.”
Aveva paura, ma poi anche la paura diventa un abitudine e cominciò a pensare che era cosi’ per tutti i bambini del mondo.
Per quanto minuscolo sapeva che non c’era un nascondiglio sicuro, prima o poi l’avrebbero trovato e sarebbe stato peggio.
Ed è cosi’ che si impara che finisce.
Finisce. Tieni duro che finisce.
Alla fine i buoni vincono sempre.
Alla fine.
Era solo all’inizio e gia’ cercava riparo nella certezza di una fine.
G.P.

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