Ho smesso di credere a dio quel giorno che lo vidi per strada.
Lo chiamai e lui dopo essersi girato l’unica cosa che seppe dirmi è che si dispiaceva ma era solo uno che gli assomigliava.
Ho smesso di credere all’amore quando dopo averlo visto che mi seguiva mi sono fermato per farmi raggiungere e anche lui, bastardo, si è fermato.
E’ li’, a qualche metro da me, che mi segue come un detective che vuole scoprire chi sono sperando di non essere visto.
Ho smesso di credere alle donne da quando ho capito che quello che vogliono da me non è ciò che sono ma ciò che pensano io sia.
Ho smesso di chiedermi se andrà bene o no da quella volta che andò benissimo e non bastò a rendermi felice perché il successo alla fine non è altro che la malinconica fine di un viaggio.
Ho smesso di bere, di fumare e di sperare di essere amato, mi è rimasto il sospetto che la solitudine sia un dono che nessuno apprezza perché viene regalato senza che si sappia cosa ci sia da festeggiare.
Ho smesso di aspettare, aspettare qualsiasi cosa, lascio che la vita mi venga incontro, possibilmente che sbatta contro di me, come due bambini che giocano a mosca cieca sbirciando dalla benda.
Ho smesso quasi tutto ma non di credere che ci sia un treno, un aereo o una strada che porti in quel luogo dove tu mi stai aspettando con uno zaino consumato dalla vita che non hai mai avuto paura di vivere.
Prenderò te per mano, raccoglierò il tuo zaino e ce ne andremo via dove le strade non hanno un nome, i luoghi non hanno coordinate e ci si può perdere senza il rischio di venire trovati.