Super 8, iowa

Al Super 8 di Iowa City c’era solo una camera libera.
Dopo una settimana di van avevo voglia di dormire e di lavarmi in una stanza di Motel e quell’ultima camera era benedetta.
C’erano due letti sormontati da due foto in bianco e nero, una foto raffigurava una serie di alberi i cui rami creavano un tunnel fatto di foglie, nell’altra foto c’era un laghetto dentro il quale galleggiavano due anatre.
Il copriletto era viola, il comodino era al centro dei due letti e conteneva una cassaforte.
Fuori pioveva.
Accesi il riscaldamento.
Mi spogliai buttando i vestiti per terra e mi infilai sotto la doccia.
Ci misi qualche minuto a scoprire come funzionava il miscelatore dell’acqua fredda-calda.
Usai il minuscolo sapone dell’albergo contenuto in una minuscola busta di plastica.
Allagai il bagno e mi asciugai con un asciugamano minuscolo.
Mi gettai sul letto e feci zapping passando dal canale Meteo a un talk show locale che discuteva dell’incredibile novità del wi-fi libero in tutti i parchi cittadini.
Spensi la tv.
Da te era mattina, da me mezzanotte.
Pensai che ti sarebbe piaciuto essere qui.
Avevamo in comune questa passione per i motel scelti a caso lungo la strada.
Mi chiedevi di non prenotare mai, ma di lasciare tutto al caso.
Ricordo che per questa tua mania dormimmo spesso in auto.
Sopratutto il venerdì e il sabato quando i ragazzi del luogo vanno in albergo a fare l’amore e i turisti rimangono fottuti.
Avevo una gran voglia di chiamarti ma avevo paura che sentirti avrebbe reso quella notte ancora più malinconica.
C’è chi si innamora come fosse tirare una scoreggia, finisce un amore e ne arriva subito un altro.
I pendolari dei sentimenti, con il cuore che si adegua alla necessità di voler amare ed essere amati.
Poi ci sono quelli come me e te.
Che quando accade rimangono sorpresi, scossi, frastornati di fronte a quell’evento così raro nelle nostra vita, l’amore.
Come fosse una corda gettata per salvarci dall’abisso di cui eravamo ignari fino ad un attimo prima di esserci salvati a vicenda.
Camera num. 5
Il 5 è il mio numero preferito.
Concedimi di immaginare una volontà giocosa nel caso.
Lui sa che io e te ci conoscemmo il 25 di maggio e facemmo l’amore la prima volta il 5 del mese successivo.
Non posso dimenticarlo, era il mio compleanno.
Se spengo la luce e apro le tende vedo un lampione.
Sembra quasi che la pioggia stia diventando neve.
Quanto vorrei fossi qui.
Strana sensazione la consapevolezza che facciamo finire storie che avremmo voluto non finissero mai.
Ti manca qualcosa in cui credere.
Starai mangiando?
Da te è l’ora di pranzo.
Qui è meglio dormire.
Domani voglio mettermi in viaggio presto.
Nel caso leggessi questa storia devi sapere che dopo aver condiviso tanta strada con te mi accade di immaginarti seduta nel sedile accanto che guardi la mappa e se mi giro a guardare il letto di fianco al mio vedo ancora i tuoi occhi che mi danno la buonanotte.

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