Kimimela sapeva poche cose.
E quelle poche gliele aveva insegnate suo nonno Tika.
Sapeva che l’amore non deve fare male.
Sapeva che lei era un fiore e la felicità una farfalla.
Sapeva che doveva diffidare da chi ostenta ricchezza perchè avrebbe cercato di comperarla.
Ma sopratutto sapeva che l’uomo di cui era giusto innamorarsi doveva infiammargli il cuore con la sua bellezza e aprirgli il cervello con la sua saggezza.
E non avrebbe accettato compromessi.
Kimimela, ragazza Lakota, viveva di cose semplici, suonava un flauto e disegnava sulla terra.
Visse fino a 92 anni, si innamorò una volta e durò per tutta la vita, e prima di andarsene schiuse le mani e disse: “Vola via farfalla, cerca un altro fiore, per me è venuto il tempo di capire dove vanno le aquile quando scompaiono dietro la montagna.”
Fuori dalla camera d’ospedale la figlia della nipote di Kimmela abbracciata al suo fidanzato panzone si faceva un selfie mostrando le dita in segno di vittoria, tutti e due pieni di brufoli e birra convinti che l’unica cosa degna di essere condivisa sia una sfacciata idiozia.