Apre gli occhi

Apre gli occhi e vede sul soffitto delle strisce di luce che vanno e vengono anticipando di qualche attimo il suono di un motore.
Accade spesso ultimamente che si sveglia nel mezzo della notte e non riesca più a dormire.
Forse è perchè tra una settimana compirà 10 anni e l’idea di avere un età che occupa due numeri lo fa sentire felice ed irrequieto.
Quando si stufa di vedere le strisce di luce sul soffitto infila la testa sotto il cuscino e canta sottovoce la sigla di un telefilm che racconta la storia di un ragazzo che si è perso nella foresta ed è stato adottato da una tribù’ di selvaggi.
Poi sente un dolore sulla gamba e toccandosi avverte un gonfiore sopra la caviglia.
Quel maledetto della Terza C lo ha fatto apposta, l’avesse scartato si sarebbe trovato faccia a faccia col portiere ed invece gli ha dato un calcio approfittando del fatto che nessuno si era proposto volontario per fare l’arbitro.
Pero’ quel gonfiore un po’ gli piace, come gli piacciono quelle piccole cicatrici suo suo corpo che lo rendono meno bambino, non bastano gli anni per crescere, ci vogliono le cadute.
Lo imparò sentendolo dire qualche mese prima da un amico di suo padre che tornato da qualche viaggio in moto raccontava di una curva scivolosa su cui era caduto, e la prima cosa che fece rialzandosi non fu preoccuparsi delle sue condizioni ma della condizione della moto.
A proposito di moto ogni tanto le strisce sul soffitto sono più sfumate, e anche il rumore del motore è diverso, non sta passando una macchina, sta passando una moto.
Da grande ne vuole una.
La vuole color oro uguale a quel modellino che suo padre tiene in una vetrinata di vetro nel suo studio.
La va a spiare quando trova la porta aperta, la guarda come si guarda dentro un binocolo che punta sul futuro e si vede correre su una strada di cui non si vede la fine.
Poi qualcuno mi picchia sulla spalla.
Apro gli occhi e una ragazza con una divisa grigia mi chiede un biglietto.
Il biglietto…
Sono su un treno, stavo sognando.
Mi dia solo il tempo di capire in quale tempo sono e giuro che il biglietto ce l’ho…
credo.

Faccio parte

Faccio parte di quel genere di persone che la sera guardandosi allo specchio si saluta e si chiede come sia andata la giornata.
E rispondendomi cerco di farmi forza facendo finta che il mal di schiena passerà, che domani avrò’ la forza di aggiustare alcune cose che non vanno e giuro al bambino che sta seduto sulla spalla che un giorno troverò un senso a questa storia e risolverò i suoi sensi di colpa.
Poi dopo essermi lavato i denti do un occhiata alla cucina che fa schifo, ci sono i piatti sporchi nel lavandino, la buccia dell’avocado sparsa accanto al piano cottura e le scatolette di cibo per cani abbandonate una sull’altra.
Domani migliorerò qualcosa di me.
Cercherò di spendere meno, magari fare piu’ ginnastica, coccolare di piu’ i miei cani e non incazzarmi più per questioni che sono al di fuori del mio controllo e certamente comincerò ad essere piu’ ordinato.
Lo penso ogni sera.
In un tentativo di migliorarmi che si scontra con la mia pigrizia e con la mia natura incapace di adeguarsi a regole fondamentali di convivenza con i miei simili.
Qualcuno di voi che è come me sa di cosa parlo.
Conosce quella voglia di essere migliori, sa come ci si sente a fissarsi negli occhi chiedendosi perchè non sei capace di fare una vita normale.
Normale.
La normalità mi assilla da sempre.
Non ero normale da piccolo.
Non lo sono diventato crescendo e quando morirò è quasi certo che le persone mi ricorderanno come quello “strano”.
Pero’ io ci provo lo stesso a dirvelo.
Io non sono sono strano.
Io sono solo confuso.
Cerco solo di capire come fare a far convivere quel desiderio di libertà e quella necessità di sopravvivenza.
Cerco solo di capire perchè la mediocrità venga premiata e sia costretto a confrontarmi con persone di successo che sono degli imbecilli integrali.
Vorrei una spiegazione all’ipocrisia, un libretto di istruzioni per la stronzaggine, e una via di fuga dall’umanità e dai suoi maestri spirituali.
Perchè io non ci credo.
Io non credo ai migliori che vincono.
Io credo ai migliori che non partecipano.
E la sera si ritrovano a guardarsi allo specchio mentre si lavano i denti chiedendosi se quelle rughe siano solo il segno del tempo che è passato o se sono l’alveo di mille fiumi inariditi dai sogni infranti.Faccio parte