C’era un tempo che per vedere Marta facevo 50 km col motorino scassato scappando da Berceto per arrivare a Poggio di Sant Ilario.
Mangiavo una fetta di torta in cucina con sua madre che ci sorvegliava, un ora e poi tornavo indietro felice.
C’era un tempo che entravo in casa sua dalla finestra scalando un impalcatura, il tempo di fare l’amore e poi tornare a casa.
Ero felice.
E c’era un tempo che per raggiungerla scappai dall’ospedale militare scavalcando il muro di cinta.
Presi un autobus che mi portò a Pegli, andammo su una spiaggia da mezzanotte a poco prima dell’alba.
In tempo per riscavalcare il muro di cinta e tornare nel mio letto in infermeria.
Erano tempi in cui l’amore aveva un significato.
Oggi ho trovato un braccialetto.
Sulla parte superiore c’è scritto “Prussia” e sotto ho scoperto la scritta: “Will you marry me?”
L’ho guardato e ho cercato di ricordare chi me l’avesse regalato.
Non lo ricordo.
Non ricordo una donna che mi chiese di sposarla.
C’è qualcosa di sbagliato in tutto questo.
E quello sbagliato probabilmente sono io.
Ritrovarsi a 57 anni ad osservare il mondo dei sentimenti con occhio cinico e con l’arroganza di aver svelato il trucco.
Ma io ricordo quanto era bello crederci.
Lo ricordo benissimo.
Ricordo quando ci chiudevamo in serra e facevamo l’amore come se fare l’amore potesse salvare il mondo.
Ricordo quando venivo lasciato e mi chiudevo in camera per giorni interi a riflettere su quel misterioso senso dell’abbandono che ti fa credere che senza di lei nulla ha più senso.
Oggi sono prigioniero delle occasioni perdute, delle promesse mai mantenute e cammino a piedi scalzi su pezzi di vetro meravigliandomi che non possano più ferirmi.
Dio sa quanto era bello essere fragile, tagliarmi e vedere il sangue scorrere, sentire nella pancia la voglia di averti e nella testa fare i conti con le mille parole da dirti.
L’educazione sentimentale per me è stata un iniziazione alla solitudine dove il mancarmi ha avuto la funzione di rendermi pronto a non averti.
E l’amore ora è un gioco di prestigio di cui sono certo di conoscere il trucco maledicendo il giorno in cui decisi di chiedere al mago come faceva a farmi sparire il cuore.
Mi mancano tutti i chilometri che ho fatto per un bacio di cui non avevo certezza.
Mi mancano i baci di chi non sapeva baciare, l’amore di chi stava imparando ad amare, e le promesse di chi era incerto di poterle mantenere.
Non sono gli anni che ti invecchiano, ma le storie vissute e perdute che non hai mai più ritrovato.