Lei non sapeva fare l’amore.

Lei non sapeva far l’amore.
Lo confido’ cosi’ come si dice che non si sa come guidare un automobile.
Cominciamo toccandoci le mani. Le dissi.
Cos’è che manca a questa vita? Mi chiese.
Manca l’improvvisazione, e sai cosa intendo io per improvvisazione?
Intendo la capacita’ di creare emozioni senza pensarci.
Spiegami perche’ nelle previsioni del tempo quando si prevede pioggia si dice che fara’ brutto tempo.
Io la amo la pioggia, quindi che cazzo di senso ha parlare di “brutto” tempo.
Stanotte era bellissimo camminare sotto la pioggia, era meraviglioso mettersi le cuffie e ascoltare della musica mentre l’acqua mi bagnava i capelli.
E’ che si danno per scontate troppe cose.
Riascoltando vecchie canzoni d’amore degli anni settanta con dei ragazzini degli anni duemila ho scoperto che le parole d’amore non hanno piu’ alcun significato.
Gira il mondo, gira lo spazio senza fine….un mondo soltanto adesso io ti guardo, nel tuo silenzio io mi perdo e sono niente accanto a te…
E i giovani coglioni ridono, mi guardano come se fossi un folle perche’ cerco di spiegare che una volta su queste canzoni si ballavano i lenti, ci si abbracciava, poi ci si staccava un attimo per guardarsi negli occhi….e poi di nuovo abbracciati.
No, io non mi ci metto nel ruolo di vecchio rincoglionito solo perche’ ho vissuto un epoca dove ci si emozionava sfiorandoci una mano.
Io nel ruolo di vecchi rincoglioniti ci metto questi giovani che spesso non sanno nemmeno riconoscere il sentimento amoroso.
L’identificazione dell’amore con la sofferenza e’ cosa dei tempi contemporanei ed e’ una stronzata stratosferica.
L’amore e’ felicita’.
L’amore e’ la capacita’ di rendere speciale qualcosa di banale, l’amore e’ una specie di cuscino su cui appoggiare i nostri pensieri, e’ quel rifugio dove ci si nasconde in due, è quel posto dove non si e’ guardati e dove e’ possibile essere se stessi senza la paura di essere giudicati.
Non esiste quasi piu’.
L’amore e’ un oggetto d’antiquariato.
Per questo me ne sto solo sulla collina a ricordare quel tempo passato quando l’autobus numero 33 ci portava a casa e noi ce ne stavamo abbracciati in piedi con la fronte appoggiata al finestrino guardando il mondo scorrerci di fianco.
Sai che ricordo?
Ricordo che non si chiedeva cosa fai ma ci si domandava cosa sogni.
Ricordo che non si chiedeva da dove vieni ma dove vuoi andare.
E ricordo che non c’erano cellulari ma solo la cabina telefonica, e ci si dava appuntamento la mattina per la sera e non c’era piu’ la possibilita’ di cambiare idea.
Nessun messaggino del cazzo a dire; stasera non posso facciamo domani.
L’amore era un impegno a cui tenere fede, e quando non si era piu’ in grado di esserne fedeli ci si lasciava guardandosi negli occhi e magari piangendo.
E ricordo che spesso piangeva piu’ chi lasciava di chi era lasciato.
Non ricordo nessuna ragazza che cedeva al ricatto sentimentale del “senza te non vivo”, ci si mollava e basta.
Non si declinava il verbo amare all’imperativo.
Si accettava la sconfitta senza tirare fuori il maschio patetico che prega un ritorno o il maschio dominante che lo esige.
La ragazza era un icona, un mito, un isola da raggiungere cercando di attraversare l’oceano piu’ veloce e piu’ abilmente di altri.
Una sera in campagna dopo tre anni di tentativi andati a vuoto lei disse “si” e ci incamminammo sulla strada che andava verso il cimitero mano nella mano.
Lei aveva dei boccoli neri e degli occhi blu notte, abitava a 40 chilometri da casa mia.
Percorsi quella strada in motorino tutti i giorni per un estate.
Ma ne era valsa la pena per quella camminata notturna al cimitero, quel sedersi di fronte al cancello del paese dei morti, quei baci che parlavano di vita, quel contrasto tra la fragilita’ di due esistenze e la forza di un sentimento.
Avevo sedici anni, magari manco ci pensavo a tutte queste cose, ma avvertivo che c’era qualcosa di magico in quel tempo passato in due, in quello scontro di umani che decidevano per una notte di allearsi contro la noia del mondo.
Ora sto solo a ricordare.
Stanco di uscire di sera a vedere donne lamentarsi del nulla e uomini in cerca di qualche femmina su cui mettere alla prova le loro tecniche di seduzione.
Sapete non credo che gli umani si possano dividere in giovani, uomini e anziani.
Non ci credo perche’ il tempo e’ cosi’ breve che i confini fra la varie stagioni della vita sono indefinibili, credo che la vita di un uomo si possa dividere in giorni vissuti e in giorni passati.
Tra il vivere e il passare del tempo c’è una differenza sostanziale che e’ inutile spiegare, chi sa di cosa parlo non ha bisogno di spiegazioni, chi non lo sa non capirebbe mai.