Sfogo

Il problema delle parole è che sono date in pasto agli uomini.
Uomini che ne fanno un uso smodato e patetico con il solo scopo di alimentare il loro ego atrofizzato.
La parola non deve essere la freccia ma deve essere l’arco.
La freccia è l’intenzione. Il bersaglio ci mostra quanto e dove le nostre parole hanno colpito. Accendendo la radio o la televisione, leggendo i social, o tentando di leggere libri contemporanei, mi accorgo di come le parole siano usate con il solo scopo di fare marketing di se stessi o del prodotto di cui quelle parole fanno parte.
Chi legge dimentica troppo facilmente che non sono le parole a determinare chi le pronuncia ma i fatti che nessuna parola può confermare.
I fatti si confermano solo nella prova che siano effettivamente avvenuti.
E solo i testimoni oculari possono credere a ciò che hanno visto.
Nel momento in cui i fatti vengono raccontati subiscono il filtro dell’interpretazione e diventano non più credibili a meno che il raccontatore non abbia dato prove inequivocabili di possedere la virtù dell’onestà intellettuale.
In un paese che premia i paraculi l’onestà intellettuale è dote rarissima.
Per concludere un consiglio: non fatevi fottere da chi sa usare bene le parole.
Ogni scritto è come una casa che può apparire bellissima dal di fuori ma che entrandoci dentro può rivelare di essere solo una facciata di cartapesta che nasconde il nulla.