Il tempo ci divide.
Divide quello che siamo da quello che eravamo.
Ha allontanato me adulto da me bambino.
Lasciandomi incapace di gestire un eredità scomoda di paure e sofferenze.
Poi un giorno mi sono fermato.
Ho guardato nell’angolo della stanza e l’ho visto.
Un bambino impaurito rannicchiato contro il muro con lo sguardo impaurito.
Mi guardava.
Mi sono avvicinato e ho allungato una mano.
Lui ha afferrato la mia mano grande con la sua mano piccina.
Gli ho detto: “Guido non avere paura. Ora ci sono io a proteggerti.”
Ho visto una lacrima infinita solcargli una guancia. Poi si è tirato su e si è lasciato abbracciare.
Ci siamo abbracciati.
Io ero lui, e lui sarò io.
Il passato che si affidava al futuro.
Il futuro che metteva una medaglia da combattente al petto del passato.
E da allora camminiamo insieme.
Un vecchio e un bambino, uniti dai ricordi di una vita condivisa.
E la guerra è finita.
Da allora abitiamo in una casa dove ci sono libri e fumetti, chitarre e giocattoli, cose di oggi e cose di ieri.
A volte ci guardiamo negli occhi.
Grazie Guido per essermi venuto a prendere.
Grazie Guido per avermi aspettato.
Io grande e io piccolo.
Insieme giochiamo ogni giorno al gioco della vita sapendo che non ci lasceremo mai più.
E il destino è tornato ad essere condiviso come le guerre vinte e le guerre perdute.
Il tempo non ci dividerà mai più.