Chiamami ancora uomo anche se dell’uomo mi è rimasto ben poco.
Si è seccata l’acqua che teneva tesa la mia pelle e ora sono pelle di serpente.
E le gambe sono secche come rami spezzati, i muscoli delle braccia cadono come lenzuola stese a un filo.
E lo sguardo sembra che non sappia dove andare e vaga perso per luoghi della memoria in cerca di sogni sopravvissuti come pesci sfuggiti alla secca del fiume.
Quanto vorrei dimostrarvi che sono stato giovane, anche se a vedermi cosi’ sembra impossibile che tra le mie braccia siano passate ragazze desiderose di farsi amare.
L’uomo non ha abbastanza fantasia per distruggere il muro del tempo, siamo imprigionati al presente come l’acqua al ghiaccio.
Sapete a cosa sto pensando?
Penso che ogni giorno quando mi siedo su questa panchina mi chiedo se riusciro’ a tornare a casa.
Ho un affanno al petto che mi sfida.
E io non ho piu’ voglia di sfidare nessuno.
Per questo un giorno mi arrendero’.
Mi giochero’ tutto al banco delle scommesse senza aspettare la fine della corsa.
Me ne andro’ senza sapere se ho vinto o perso.
Solo come puo’ essere solo chi non lo fu mai e lo divenne per colpa di un ostinata e inutile resistenza alla fine.