L’indifferenza è istintiva per non lasciarsi trascinare nell’inferno altrui.
Ma la consapevolezza è una scelta.
Leggendo quello che accade ad Aleppo mi faccio domande sulla bestialità dell’uomo, poi il mio cane mi guarda e sembra dirmi:
Bestialità un cazzo!!
Riformulo la domanda, non sulla bestialità dell’uomo, ma sulla sua umanità.
Perché è di umanità che si tratta, non di bestie.
Ricordate quando a scuola studiavate la storia con indifferenza e il maestro catalogava diverse epoche facendo riferimento a guerre e rivoluzioni.
E noi bambini che giocavano ai soldatini studiavamo i conflitti come si studia la trama di un fumetto.
E oggi grandi e maturi siamo addestrati a pensare ai conflitti come ad avvenimenti matematici in cui gli umani coinvolti non sono altro che numeri che appaiono e scompaiono.
Abbiamo il privilegio dell’osservatore che dall’alto della collina vede la tempesta abbattersi all’orizzonte e vista da lontano sembra persino un grande spettacolo.
Se poi facciamo esperimenti di immersione nella realtà l’istinto all’indifferenza ci mette al riparo ricordandoci che ci sono da organizzare le vacanze di natale e il cenone di capodanno.
Consapevolezza non significa concentrarsi sul dolore altrui, ma avvertire e riconoscere il nostro cinismo come elemento fondamentale della nostra umanità.
Poi come lampo nella nebbia ci sovviene lo sguardo di un innocente che chiede aiuto, e come un lampo scompare, addentando un panino ti accorgi che la vita può essere un lusso o una miseria.
Ma se la miseria fa male, il lusso non presenta sintomi evidenti e un uomo può esserne colpito per tutta la vita senza mai accorgersene.