“Mi sento come se nulla avesse un senso.”
L’umano pronuncio’ questa frase di fronte a una psicologa che lo guardava con lo stesso guardo di comprensione con cui guardava tutti i suoi pazienti.
Gli “Altri” quando udirono questa frase rimasero sconcertati.
Non per la frase in se ma per la condizione di colui che l’aveva pronunciata.
Non si trattava di un bambino africano sottonutrito, non era nemmeno un prigioniero politico in attesa di essere giustiziato, non era un malato terminale, non era insomma un essere umano che si trovava di fronte ad un ingiustizia che poteva avere origine divine.
No, era tutt’altro.
Era un giovane borghese che era stato appena lasciato dalla sua ragazza.
Io cercai di spiegare che la percezione delle disgrazie negli umani non aveva nessuna logica.
Feci l’esempio di come ci si dimentica in fretta di centinaia di migliaia di morti causati da onda anomala pur continuando a disperarsi perchè la propria squadra ha perso un campionato.
“Loro” non capivano.
Spiegai che la percezione della realtà sulla terra è molteplice.
Non capivano.
Dissi che i punti di osservazione potevano cambiare un paesaggio.
Non capivano.
Spiegai che l’essere umano ha una caratteristica che lo rende unico nell’universo.
Spiegai che l’ego, cioè la consapevolezza del proprio essere, era enormemente superiore alla consapevolezza dell’essere universale.
Una distorsione visiva per cui se osservata da un millimetro di distanza una pulce puo’ nascondere un orizzonte.
E capirono.
Spedirono il primo rapporto nella “Dimensiona Altra”.
Ecco la traduzione.
Osservata da un millimetro di distanza una pulce puo’ nascondere un orizzonte.
La colpa non e’ della pulce ma dell’occhio umano che non si allontana dal culo della pulce.