Quando ero bambino e rispondevo al telefono di casa spesso mi dicevano: bambina c’è tua mamma in casa?Bambina!?Altre volte mi dicevano: Angioletto, di a tua mamma che l’ho chiamata.Angioletto!?Io ero un bambino, maschio, e per nulla un angioletto, ma avevo quella voce da femmina e quella faccia da buono che mi fottevano.Non era mica facile essere imprigionati in quel corpo gracile con quella voce stridula in mezzo a bulli merdosetti che a dodici anni avevano già dei ridicoli baffetti neri che loro spacciavano come prova della loro superiorità.Poi a quattordici anni vado in vacanza e in tre mesi mi trasformo.A settembre la voce era quella di un uomo, mi erano cresciuti muscoli imprevisti e avevo preso un sacco di centimetri in altezza.Tornai a scuola e i miei compagni non mi riconoscevano, e li cominciò la mia vendetta.Feci a botte con quelli che mi avevano rotto i coglioni quando ero una mezza sega, diventai un bullo verso i bulli.Ma non ho mai imparato ad approfittare della debolezza altrui.Fare il forte con i deboli e il debole con i forti è in questo cazzo di mondo un assicurazione sulla vita, l’atteggiamento giusto per un futuro tranquillo.Io non ce l’ho mai fatta.Vivo senza assicurazione e con un futuro incerto.Forse del domani non v’è certezza ma dal passato una certezza ce l’abbiamo: abbiamo salvaguardato la nostra dignità.Piccola soddisfazione di fronte a un mondo in mano ai figli di puttana, ma è tutto quello che abbiamo e ce la teniamo stretta.