Rinuncio alla grandezza dell’uomo che sovrasta la formica.



Rinuncio alla grandezza dell’uomo che sovrasta la formica.
Rinuncio all’immortalita’ della pietra per il gusto di misurare il tempo.
E poi rinuncio agli inganni dell’amore per non tradire l’affascinante verità della solitudine.
Mi dedico alle piante per non ascoltare risposte troppo ragionate.
Guardo il frutto del pesco crescere lentamente, ne deduco le variazioni di colore prima ancora che avvengano, ascolto l’acqua e mi concentro sulla felicita’ inconsistente che filtra da tutte le crepe di una vita invecchiata.
Mi rifiuto di cercare qualcuno che sappia capirmi, non esiste umano capace di comprendere un suo simile senza interpretarlo con il linguaggio del suo passato.
La mia vita non puo’ interessare nessuno se non nei limiti imposti da una identificazione fasulla.
Provo un sentimento d’affetto profondo nei confronti dei paesaggi vergini come se in quei paesaggi ritrovassi una realtà incontaminata dalla creativita’ arrogante degli umani.
Cerco di capire il significato dello sguardo degli animali e mi ritrovo ad accontentarmi di intuizioni antiche, tempi lontani in cui il pensiero non aveva imparato a vestirsi con le parole.
E nudi si stava, nudi e silenziosi, tranne rari suoni gutturali che manifestavano una vita nella sua essenza.
Oggi il mondo e’ una piscina di acqua dolce accanto all’oceano, sul bordo prendono il sole umani unti scambiandosi opinioni su arte, politica e altre cazzate.
Io me ne sto da solo sulla spiaggia, sono quello in fondo vicino agli scogli che sembra dormire per non far venire a qualcuno la tentazione di venire a rompermi i coglioni.

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