Segreto

Il segreto è uscire dalle Interstate entrare nelle piccole città per scoprire come ci si sente ad essere una piscina vuota alla fine di maggio.
Il pericolo grosso non lo corre la piscina ma chi decide di usare lo scivolo.
Photo By Guido Prussia

Tramonto

E’ solo un tramonto. Ed è il tramonto che mi ha accompagnato ieri sera mentre dall’Arizona entravo in California all’altezza di Blythe.
Stavo ascoltando un album di Roberto Vecchioni e mangiandomi un tramezzino preso qualche miglio prima in una stazione di servizio.
E pensavo, pensavo alla fortuna che avevo di poterlo osservare.
E a proposito di Vecchioni:
Cosi’ a distanza d’anni apri la mano e aveva tre monete d’oro finto forse per questo non sorrise forse per questo non disse ho vinto, richiuse il pugno, roba di un minuto, per non sentirlo vuoto.
E mi manchi.

Il viaggio ti cambia?

Il viaggio ti cambia?
Stamattina mi guardavo nello specchietto dell’auto e cercavo di osservare in cosa stessi cambiando.
E ho visto rughe più’ profonde, occhi stanchi e uno sguardo che cercava di mettere ordine.
Ma lo so a cosa state pensando. Il viaggio ti cambia, ma ti cambia dentro.
E allora mi sono guardato dentro. E ho visto le solite indecisioni, e le solite insicurezze. Nulla era cambiato nell’ordine di importanza di fatti e cose. Era tutto come sempre anche sugli scaffali dei ricordi, con i piccoli libri dei ricordi buoni messi davanti alle enciclopedie dei ricordi dimenticati.
Eppure in qualcosa il viaggio deve avermi cambiato.
Allora sono andato a guardare sotto il tappeto.
E sotto il tappeto c’era una foto di un ragazzino che aveva nello sguardo la voglia di crescere.
Quella foto non c’era più’.
Ora c’era la foto di un uomo che aveva nello sguardo la voglia di dormire.
G.P.

Questione di fame e non di gusto

Avrei mille scuse buone.
A partire dalla crisi fino ad arrivare alla sfortuna.
Per non contare che lei se ne è andata portandosi via tutto.
Capisci che sta finendo tutto in merda quando ti accorgi che quello che pensi non interessa piu’ a nessuno.
E poi gli sguardi di chi ti incrocia, sguardi necessariamente superiori per non correre il rischio di confondersi.
Niente curve dolci, la vita cambia con un tornante e se non freni in tempo ti ritrovi a precipitare giù da un burrone senza fine.
Poi è solo sopravvivenza, pane, acqua e aria.
Soprattuto aria.
Aria quanta ne vuoi.
Sto dimenticando la mia storia, perché ogni uomo è una storia che si dimentica se nessuno ha desiderio di ascoltarla.
Sono solo presente, niente passato e niente futuro.
Sono l’attesa ad un semaforo, una bestemmia alla pioggia, sono l’orologio rotto e il vicolo cieco.
Non possiedo nulla tranne un nome e un istinto di sopravvivenza che mi imprigiona alla vita.
Costretto a riposarmi senza mai essere stanco.
E guardo la vita degli altri come il cane guarda il padrone a tavola.
Qualunque cosa sia nel piatto deve essere buona.
E’ una questione di fame non di gusto.
G.P.
Photo di Guido Prussia

Motorino Rosso

Motorino rosso con candela sporca si è fermato a un chilometro dal paese.
Tocca spingere.E se la ride.
Maledetta candela.
Un po se lo immaginava, ma non l’aveva fatta pulire perché l’avrebbe fatto domani.
Figurati se si ingolfava proprio oggi.
E si ingolfo’.
Le macchine lo superano, e chi guida lancia un occhiata veloce, alcuni sorridono, altri fanno una smorfia di “mi dispiace”, Silvia che passa seduta dietro sulla macchina di suo padre fa appena in tempo a mandare un bacio e col dito spiegare che ci si vede dopo.
Spinge.
Tanto tra poco comincia la discesa e allora sai che godere, andare con la frizione tirata fino dal meccanico con la moto che corre senza fare il minimo rumore, come una bicicletta che per qualche chilometro si crede di essere chissà cosa.
E poi devo decidere cosa fare per stupirla.
Potrei scriverle una canzone o dedicarle una poesia.Meglio la canzone, la poesia è un po da coglioni.
Poi gliela registro su una cassetta e ci scrivo su una dedica. Questo nel lato A.
Nel lato B ci metto le canzoni che io amo di piu’.
O forse ci registro le canzoni che ama lei.
Ma che canzoni ama lei?
Domani prendo la sua amica da parte e me lo faccio dire.
Passa accanto a un campo, saluta le mucche che lo guardano perplesse.
Ecco la discesa.
Salta su al volo, molla il freno, e vola giu’ per la strada che porta al paese.
Piu’ hai spinto in salita piu’ si gode a scendere.
Questo ha insegnato una candela sporca piu’ di quanto non abbia saputo fare suo padre.
Il rischio è frenare all’ultimo per questo frena all’ultimo.
Sfreccia di fronte al bar silenzioso come un lampo che si è dimenticato il tuono.
Stasera dicono che pioverà, quanto vorrei avere una macchina.
Deve essere bellissimo baciarla in macchina mentre fuori piove.

G.P.
Photo di Guido Prussia — con Silvia Ventura

Vivere in fretta

Vivere in fretta.
Rincorrendo il tempo.
Prigioniera della mia ricerca di perfezione.
Capelli a posto, trucco a posto, unghie a posto.Vestiti perfetti.
La competizione ha regole precise, efficenza produttiva unita ad una impeccabile immagine esteriore.
La vita è come lo sport, la puoi prendere a livello amatoriale o a livello professionistico.
Io sono una professionista.
Lo sono sempre stata, fin da bambina.
Una volta che ti dicono che sei la piu’ brava della classe diventi prigioniera di quel primato.
Quindi è normale che io debba essere la piu’ brava.
Ho provato ad essere la piu’ brava tra le produttrici di Los Angeles ma non potevo farcela.
Allora ho cambiato lavoro.
Ho provato ad essere la piu’ brava fra le sceneggiatrici di Los Angeles, ma non potevo farcela.
Allora ho cambiato di nuovo lavoro.
Ho provato ad essere la piu’ brava tra le attrici. Non potevo farcela.
Allora ho cambiato lavoro.
Ho provato ad essere la piu’ brava segretaria di Los Angeles.
E ce l’ho fatta.
Sono la piu’ efficiente, puntuale, e affidabile segretaria di Los Angeles.
Essere primi non è una scelta, è un destino.
Cosi come la fretta.

Guido Prussia

Photo by Guido Prussia

Chiamami ancora uomo

Chiamami ancora uomo anche se dell’uomo mi è rimasto ben poco.
Si è seccata l’acqua che teneva tesa la mia pelle e ora sono pelle di serpente.
E le gambe sono secche come rami spezzati, i muscoli delle braccia cadono come lenzuola stese a un filo.
E lo sguardo sembra che non sappia dove andare e vaga perso per luoghi della memoria in cerca di sogni sopravvissuti come pesci sfuggiti alla secca del fiume.
Quanto vorrei dimostrarvi che sono stato giovane, anche se a vedermi cosi’ sembra impossibile che tra le mie braccia siano passate ragazze desiderose di farsi amare.
L’uomo non ha abbastanza fantasia per distruggere il muro del tempo, siamo imprigionati al presente come l’acqua al ghiaccio.
Sapete a cosa sto pensando?
Penso che ogni giorno quando mi siedo su questa panchina mi chiedo se riusciro’ a tornare a casa.
Ho un affanno al petto che mi sfida.
E io non ho piu’ voglia di sfidare nessuno.
Per questo un giorno mi arrendero’.
Mi giochero’ tutto al banco delle scommesse senza aspettare la fine della corsa.
Me ne andro’ senza sapere se ho vinto o perso.
Solo come puo’ essere solo chi non lo fu mai e lo divenne per colpa di un ostinata e inutile resistenza alla fine.

Chi è la piu’ bella

Le facevo sempre la stessa domanda: “Chi è la piu’ bella?” E per aiutarla le dicevo che la risposta era una parola di due lettere, la prima era una “i” la seconda una “o”.
E lei rispondeva teneramente “io”, ed era la risposta esatta.
Perché lei era semplicemente tutto quello che avevo sempre desiderato.
La differenza tangibile tra “l’amore dire” e “l’amore fare”.
Lei era la prova che anche io ero, chissà perché, degno di essere amato, degno di essere indispensabile alla felicità di un altro essere umano.
Era minuta, con due occhi grandi e una pettinatura spettinata che non temeva le continue incursioni delle mie mani tra i suoi milioni di capelli.
Scriveva “Ti amo” sui muri di casa e lasciava biglietti in giro per la cucina.
Ogni biglietto era un sorriso che rimandava il mio pensiero alla sua lontananza.
Le telefonavo dieci volte al giorno e lo stesso faceva lei. Magari solo per chiederci: “Dove sei?”.
Perché c’era la continua necessità di localizzarci in qualche punto dell’universo. Era l’unico modo per vederci anche quando eravamo distanti, chiudendo gli occhi e immaginando noi stessi nel luogo che avevamo appena descritto.
Era un amore “vero”, dove la parola “vero” presupponeva l’aver vissuto tanti amori falsi che servivano solo a farsi compagnia.
Poi un giorno l’amore se ne andò.
Senza un reale motivo, semplicemente per la mia superficialità che a poco a poco mi illuse che un fatto eccezionale una volta sperimentato potesse essere ripetuto all’infinito.
Immaginavo quell’amore espresso da un’altra donna, immaginavo le stesse parole e le stesse promesse dette con un’altra voce, immaginavo i suoi sguardi lanciati da altri occhi.
Se ne andò piangendo mentre io stavo già pensando a quella sostituzione esteriore che non avvenne mai.
Certe anime sopravvivono in un solo e determinato corpo.
Perché non l’ho capito prima?
Penso a tutto questo perché vedo in fondo alla strada una ragazza attraversare la strada, e quella ragazza somiglia a lei.
O forse no, forse non ci assomiglia affatto, forse sono io che la sto cercando dappertutto e in ogni donna, che è abbastanza lontana per non essere riconosciuta, rivedo lei.