Pulisco i gabinetti alla Feltrinelli…

Pulisco i gabinetti della Libreria Feltrinelli.
E mi dispiace se tu hai fretta perchè non posso lasciare il mio lavoro a metà.
Quindi aspetta cinque minuti e poi potrai entrare.
Approfittane per andare a leggerti qualche Incipit, vai a prenderti un caffè, ma non stare qui a guardarmi mentre passo lo spazzolone sugli schizzi di pipi’.
Lo so, ho i capelli che sembrano le setole imbiancate di una scopa, lo sguardo distratto di chi non vuole farsi notare, mani gialle dello stesso colore dei guanti di lattice e odoro di candeggina.
Ma ho una figlia che si chiama Bianca, che mi aspetta a casa, e che quest’anno ha fatto la prima elementare, che quando sente l’odore di candeggina sorride e si sente protetta, una bimba bellissima che ha visto suo padre quattro volte in vita sua, e l’ultimo ricordo che ha di lui è uno sguardo furente e due sberle in faccia che mi hanno lasciato il segno per due settimane.
Ti diro’.
Visto che sei ancora qui ad aspettare che ti lasci libero il cesso.
Ti diro’ che aver conosciuto ed amato un uomo che mi ha picchiata mi rende piu’ leggero questo lavoro.
Ci sono pezzi di merda che si puliscono, e pezzi di merda che resteranno sempre pezzi di merda, incrostati su se stessi, incancellabili nonostante la candeggina, i guanti, e lo scopino.
Pezzi di merda vigliacchi, che pensano di averti comperato al mercato, desiderosi di sentirsi padroni di qualcuno non possedendo nemmeno se stessi.
Pezzi di merda cosi’ schifosi che al confronto qui è come essere in gioielleria a pulire diamanti.
Bene.
Il cesso è pulito.
Aspetta che raccolgo le mie cose e me ne vado.
E’ tutto tuo.
E non sottovalutare la fortuna che hai avuto di usare questo cesso per primo dopo che io l’abbia pulito.
Accade solo due volte al giorno.
Guido Prussia
Photo di Guido Prussia

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