Ci sono desideri

Ci sono desideri bambini che ti seguono per sempre, e non importa quanto cresci e se cresci.
Quel desiderio aspetterà anche tutta la vita pur di essere avverato.
Io desideravo diventare amico di un nativo americano.
Di quell’amicizia che nasce dalla reciproca comprensione, come due tartarughe che incontrandosi si chiedono dei rispettivi gusci, o due aquile che incrociandosi in volo si scambiano informazioni sul vento.
Conobbi Frank Donald mentre vendeva gioielli qualche miglio a nord della Monument Valley.
Cercai di capire chi fosse e lui cercò di capire chi fossi io.
Accadde circa tre anni fa mentre giravo per il west dormendo in auto.
Ripassai a trovarlo l’anno dopo, continuavo il mio vagabondare anche se avevo scambiato l’auto con un van catorcio del 1984.
Quando arrivai mi riconobbe, mi sedetti di fianco a lui e parlammo.
Prima di andarmene gli chiesi se era su Facebook.
Rimasi sorpreso quando mi disse di si.
“Possiamo diventare amici?”
“Certo.” Rispose.
E diventammo amici.
Ma ci pensate?
E’ merito dell’invenzione dei social se il mio desiderio bambino è diventato realtà.
A volte ci scriviamo.
Lui mi chiede quando ripasserò dalla Monument Valley.
“Spero il più presto possibile.” Rispondo.
E così ho un amico Navajo.
Anche se solo su Facebook.
E nonostante io non sia più un bambino quando ci penso un po’ mi emoziono.
E’ un po’ come se avessi la prova che quello che avrei voluto essere, da qualche parte è.
Vive.
Ed è mio amico.