Ora

Ora.
Cerco su you tube qualcuno che mi spieghi il perchè.
Trovo maestri di vita introdotti da inni alla gioia, ex campioni olimpionici di kung-fu diventati maestri del tao, medium e spiritisti che riportano le saggezza dei morti e poi uno di quelli che da le motivazioni giuste, vorrebbe convincermi che si può attraversare un oceano a nuoto.
Basta solo crederci.
Questo è il problema.
Io non ci credo.
Non credo in nulla.
Nemmeno a me stesso.
Non riesco a trattenermi dal guardarmi allo specchio e chiedermi ma tu chi cazzo sei.
Guido mi hai lasciato senza un euro, hai passato una vita a cazzeggiare, non hai mai imparato a venderti ma soprattutto non hai mai imparato a non romperti i coglioni di tutto.
Ho lasciato alle mie spalle luoghi e amori cercando il luogo perfetto e l’amore perfetto.
Non so se avete presente quella sensazione che ti prende dopo aver fatto l’amore che ti fa pensare:
Tutto qui??!!!
Tutto sto casino per un orgasmo di sette secondi di cui scientificamente è provato che solo 2 siano di un intensità tale da giustificare lo sforzo.
Il fine è la riproduzione, i due secondi sono la carota messa davanti al coniglio per farlo correre, l’amore è l’accessorio di lusso che gli umani hanno inventato per sentirsi meno stupidi.
Tutto questo cinismo mi corrode.
Combatto la corrosione pensando all’adolescenza.
Tempi in cui tutto era ribaltato.
Il sesso era l’accessorio, l’amore era la sostanza.
Ai tempi ci credevo.
Come ho creduto alle anime fragili, alle mani sudate, ai vetri appannati, alle carezze che ti facevano toccare un universo, l’universo che era lei con la sua t-shirt bianca, i suoi jeans e i suoi piedi scalzi tenuti in grembo ed accarezzati come si accarezza il desiderio che non si è mai voluto dire per la paura di scoprire che non si sarebbe mai realizzato.
Nevicava raramente a Genova.
Ma il fatto che a volte accadesse rendeva quel fatto un evento capace di farmi credere ai miracoli.
Quando accadeva uscivo di casa e camminavo per ore in direzione del mare.
C’è qualcosa di mistico in una spiaggia innevata.
Nulla mi aveva portato cosi’ vicino a credere in Dio quanto la visione di Boccadasse coperta di neve.
E quando la neve si scioglieva Dio dimostrava di essere luce e fango, esattamente come tutti gli umani.
Ora.
Il gatto guarda fuori dalla finestra e fuori non c’è nessuno.
Sta immobile fissando il vuoto come se nel vuoto ci fosse qualcosa capace di attirare l’attenzione.
Se avessi i suoi occhi forse riempirei la mia mancanza di qualcosa, dando un senso al nulla.
Fondamentalmente…
Amo la parola “fondamentalmente”.
Fondamentalmente non ho mai imparato a conoscermi e continuo a fidarmi di me stesso nella speranza di non deludermi.
Almeno io.
Buona domenica.

Rispondi