Me l’avessero detto che in Mississippi nevicava.

Me l’avessero detto che in Mississippi nevicava.
Io convinto che andando verso Sud avrei trovato il sole.
E invece neve, sempre neve fino alle porte di New Orleans.
Sotto la giacca tenevo giornali, la carta forniva un ulteriore protezione contro il freddo.
Avevo due paia di guanti che cambiavo ad intervalli di un ora.
Ghiacciava uno e mettevo l’altro.
Nonostante questo l’adrenalina del viaggio mi portava a combattere le difficoltà con la gioia di chi sa che ogni sera ha un motel diverso e una città diversa che lo aspetta.
Non sono il tipo che glorifica il viaggio come fosse una specie di missione che ci rende migliori e più fighi, per me il viaggio è sempre stato solo una fuga dall’abitudine.
Trovo molto più eroici le persone che riescono a sopportare la quotidianità per portare avanti dignitosamente una famiglia e dare un futuro ai loro figli.
Noi cosiddetti viaggiatori siamo solo dei cazzoni annoiati che per via di qualche privilegio, intuizione o talento abbiamo la possibilità di portare il nostro culo in giro per il mondo fuggendo la noia cambiando ogni giorno arredamento.
Sacrificando la possibilità di avere famiglia figli e amici.
Non ho mai sopportato il genere di viaggiatore “santone”, quello che potendo permettersi di viaggiare pretende di saperne di più di chi “sta fermo”.
Amo il viaggiatore modesto che dovunque vada sa che nessun posto è straniero per chi ci vive e in qualsiasi posto si sente cittadino di quel luogo.
Non fatevi fottere dagli stronzi che col culo sulla spiaggia di Bali pretendono di insegnarvi qualcosa.
C’è molto più coraggio nel sopravvivere alla quotidianità che nel fingersi selvaggi illuminati che portano il loro culo in giro per il mondo.