Ehi…ehi……ora che ti stai addormentando vicino a me ci stai pensando? Ci stai pensando a chi e’ abbracciato a te.
Io non vedo i tuoi occhi, solo la tua schiena, ma sento la tua tristezza.
Ci riesci? Ci riesci a collegare un anima alle dita che intrecciano le tue, le mani appoggiate sullo stomaco e i nostri piedi che si sfiorano, sembra per caso, ma non lo e’.
Scusa se non voglio sentire parlare d’amore, scusami, ma quella parola mi fa male. Lo so che non capisci.
Ma dovresti aver vissuto le mie storie, le volte che mi sono trovato davanti al forziere sicuro di essere a un passo dal tesoro, e poi dentro non c’era nulla.
Un uomo e una ragazza, fuori c’è gia’ la luce, il film non l’abbiamo finito, la birra nemmeno, hai ancora qualche sigaretta?
Io ho finito il tabacco.
E no.
No.
Cos’è che hai?
Lacrime?
No…
Stupido dire no.
Dimmi perche’?
E ti giri, mi guardi.
Non ce la faro’ mai. Dici.
A far cosa.
A fare qualsiasi cosa.
Ne abbiamo parlato tutta la sera, i progetti che hai e l’insicurezza che hai.
Sei giovane.
No, sei tu che sei vecchio, potresti essere un amico di mio padre.
Sorrido, ma faccio finta.
Dovrei riuscire ad insegnarti qualcosa di cio’ che ho imparato.
Dovrei farti capire che a volte si riesce a realizzare cio’ che si sogna.
Ma non servirebbe.
Dico solo.
Oggi hanno catturato l’orsa.
Davvero?
Si, l’hanno beccata e ora l’hanno riportata in cattivita’.
Peccato, avrei voluto fartela vedere libera. Ma mi vieni a trovare? Vero che vieni? Devi vedere le montagne dove sono cresciuta.
Verro’.
Andro?
Andro’ a conoscere suo padre con l’imbarazzo di trovarmi di fronte un uomo della mia eta’.
Andro’?
Andro’ a conoscere i suoi giovani amici per scoprire i loro sguardi stupiti di fronte a un uomo che abbraccia la loro compagna di sbronze.
I nostri discorsi sono distanti, la stessa distanza che c’è tra un progetto e la sua realizzazione, io con la vita che ho vissuto, tu con la vita da vivere.
Io, che sogno sapendo di aver puntato la sveglia.
Tu, che sogni senza sapere l’ora del risveglio.
No, non usiamo la parola amore. Non usarla. Tienila per occasioni migliori.
E come devo dire allora. Chiedi girandoti verso di me.
E i tuoi occhi sono lucidi.
Io sto zitto.
Non ho una risposta, non conosco la parola adatta.
Dimmi, come devo dire. Tu sai tutto. Tu hai vissuto. Come devo dire?
Io ti guardo, e basta.
Ci sono distanze incolmabili.
Non e’ questione di spazio ma di tempo.
Lo spazio e’ solo quello di un palmo di mano, il tempo e’ quello di una gioventu’ da vivere e una gioventu’ vissuta.
Mi sento solo, dico.
Ma non sei solo. Dici.
Mi sento solo domani.
Domani?
Domani, quando tu sarai sulla corriera che ti porta a casa.
Io ti guardero’ con la testa appoggiata al vetro, immaginero’ le immagini scorrere, la dissolvenza incrociata fra cemento e alberi, ti guardero’ entrare in cucina, salutare tuo padre e tua madre, ti guardero’ ballare indiavolata abbracciata all’amore della tua vita, ti guardero’ da lontano, seduto su quella pietra che racchiude tutti i giorni che ci separano.
E’ giorno.
E’ giorno da un po’.
Con te non dormo mai.
Nemmeno io. Con la differenza che ci metto di piu’ a recuperare.
E ridi.
O meglio sorridi.
Dormiamo?
Proviamo.
Guido Prussia
Photo by Guido Prussia