Mi chiamo Amitola, il mio nome significa arcobaleno.
C’è un luogo nascosto dove mi rifugio quando voglio stare da sola.
Mi sdraio su un tappeto e guardo verso l’alto l’intreccio di rami da cui spunta un angolo di cielo.
C’è un piccolo specchio nell’angolo e sdraiandomi faccio in modo di vedere i miei occhi riflessi.
Mi guardo come se guardassi un estranea con la curiosità di conoscermi.
Tengo dell’acqua a portata di mano perchè il caldo a volte è insopportabile bevo dalla bottiglia perchè non so bere dal bicchiere.
C’e’ una formica che in qualche modo e’ riuscita ad arrampicarsi fino alla mia mano, l’ho guardata percorrere la distanza dal polso all’indice e poi l’ho posata per terra.
E’ scomparsa in un piccolo buco nel terreno, ho avuto la tentazione di riempire qual buco d’acqua ma non l’ho fatto.
Non so se le formiche sanno nuotare.
Da grande vorrei andarmene da qui, ma non conosco nessuno che l’abbia fatto e poi non sia tornato.
Se c’è un solo posto al mondo dove puoi permetterti di non nasconderti, in quel posto sentirai il bisogno di tornare.
Mia nonna mi parlava di un tempo in cui suo nonno parlava agli animali, oggi non ci si parla nemmeno fra umani.
Ci sono cose che non capisco. Troppe cose.
Credete che sia possibile espiare la pena prima di aver compiuto il reato?
Ottenere un buono per un delitto.
Uccidere il destino ed essere liberi.
A 17 anni il futuro comincia a svestirsi.
Fino a ieri sembrava un bellissimo invincibile guerriero.
L’ho seguito fino al fiume, si è tolto l’armatura e sono spuntate cicatrici, ferite, lacerazioni.
Il fiume si è fatto rosa.
Sono scappata sotto la tenda, mi sono sdraiata sul tappeto e ho girato lo specchio per non guardare i miei occhi diventare adulti.