Non è facile.

Non è facile. Non è per un cazzo facile. Sopratutto ricominciare.
Ho ritirato il van e come temevo non si metteva in moto, ho comprato una nuova batteria, poi c’erano problemi con la trasmissione che spero di aver risolto.
Sono sulla strada verso la Pennsylvania.
Ho cambiato di nuovo itinerario, non ho abbastanza certezze sul motore del Van per permettermi di allungare la strada.
Vado verso Ovest, a questo punto non pianifico piu’ nulla, e l’unica certezza è che devo arrivare a Yellowstone.
Mi sento dannatamente solo, perchè sono dannatamente solo, in un enorme autogrill vicino a Princeton.
Domani forse andro’ a vedere una cosa bellissima ma preferisco non parlarne oggi.
Stefano mi scrive: Stay strong.
Staro’ strong.
Del resto mica me lo ordina il medico di buttarmi in queste storie, quindi se mi lamento mi sento un imbecille.
Cerco storie, persone, luoghi e viaggio col timore che il motore del van mi lasci, penso alle pizze di Berceto, a Saint Vincent, a mia madre e a mio fratello e mi vengono gli occhi lucidi.
Non sono forte per un cazzo e quando guardo i i miei due cani mi dispiace l’idea di sottoporli a questi continui spostamenti.
A volte sembrano felici, a volte mi guardano come per chiedermi: Perchè?
Mi dico che questo è il mio lavoro.
Non mi convince molto come scusa.
Ci si stufa di se stessi.
Si pensa a tante cose, discuto con me stesso e spesso mi do torto.
Oggi comunque è stata una giornata speciale.
Ho comunicato dopo tantissimi anni con una ragazza che amai al tempo del liceo, mi era sempre rimasta nel cuore ma non ho mai avuto il coraggio di risentirla.
Se fosse andata diversamente oggi io e lei avremmo una figlia di 34 anni.
E a questa figlia penso spesso, a volte mi sembra di averla seduta sulla mia spalla che mi indica la strada, una specie di piccola Wendy per un Peter Pan con troppe rughe.
Ve bene. Siamo solo all’inizio.
Compro due bottiglie d’acqua, due ricariche di gas per il fornelletto e mi metto in marcia.
A domani.