Favoletta camminava sulla strada che dal paese portava alla cascina portando un cesto di frutta e un cappello in testa.
Favoletta amava la sua cascina perchè c’era la frutta fresca le mucche i cavalli e le galline che lei chiamava per nome, dava il nome anche alle uova che non raccoglieva.
Alle uova che raccoglieva mostrava comprensione che pensava fosse di consolazione al fatto che da li a poco sarebbero diventate la sua colazione.
La nonna faceva l’uovo sbattuto.
Il nonno guidava il trattore.
Il papà era fuori in battaglia e la mamma stava ad aspettare seduta in cucina e stava li a cucire quello che era iniziato come un piccolo fiore e ora era una coperta d’amore.
Favoletta pensava che suo papà fosse un generale perchè prima di partire lo vide sull’attenti con un fucile e quando lei gli chiese: cosa vai a fare? Lui rispose vado a comandare.
E non comandava nessuno, nemmeno la sua paura di non tornare, dicono che la guerra sappia insegnare, ma a cosa serve imparare se devi morire.
C’è chi la guerra la decide, e chi la guerra la deve fare e non si devono incontrare.
Perchè lo sguardo del presidente ha paura dello sguardo del soldato come lo sguardo del serpente ha paura dello sguardo di chi ha morsicato.
Favoletta conosceva una canzone che cantava per non pensare.
Diceva che se persino le nuvole diventano pioggia non c’è motivo per non sperare che chi è partito possa tornare.
Favoletta vide suo padre tornare, sua madre smise di cucire e la guerra fu dimenticata, ci sono storie che sono fatte per continuare e storie che ti chiedi come sarebbero andate a finire e favole che devi raccontare per far credere ai bambini che i grandi sono meno peggio di quel che possono immaginare.
Giorno: 18 Agosto 2017
Un bel gioco
Bel gioco inventò dio quando creò l’uomo
deve averci pensato un bel po’ per riuscire a costruire
questo fragile pupazzo capace di impazzire
pregare
bestemmiare
odiare
amare
uccidere
salvare
leggere
scrivere
cancellare
suonare
ascoltare
e mille altre funzionalità
che ti lasciano sempre col dubbio di cosa accadrà
non sapendo bene cosa aspettarsi da questo pupazzo
che a volte è animalista a volte razzista a volte comunista
a volte fascista ed è sempre convinto che sia lui
lui a decidere
e se ci pensi bene
qualsiasi bianco è bianco per caso
qualsiasi nero è nero per caso
decide piu’ la logistica che la volontà
e siamo tutti quà ad essere convinti
che siamo noi a decidere.
E se ti senti perso
fidati
è buon segno
sei sfuggito al controllo
e se stai male
perchè non sai dove andare
è buon segno
sei senza guinzaglio
se non ti sai decidere
è perchè puoi decidere
e se non sai cosa pensare
è perchè sai ancora pensare
e dio ti cerca e non ti trova
e lo farai impazzire
fino al punto che deciderà di chiudere la playstation
e si metterà a leggere.
Diffida di chi ha certezze
perchè non sono sue
le possiede come il cane possiede l’osso.
Mai pensato che sia l’osso a possedere il cane?
Premesso che questo gioco mi fa abbastanza schifo
e che dio assomiglia a un ragazzino
che si eccita nello schiantarsi con una macchinina virtuale
contro un muro digitale
a me non resta che la libertà di essere un musulmano
che mangia il salame
un cattolico che desidera la donna d’altri
un comunista che si compra una porsche
e un rivoluzionario alla corte del re.
A volte mi sorprendo
nello scoprire che il poliziotto
guardando la mia patente
non capisca
che quello non sono io.
Non sono io.
dio fottiti
ti ho fregato anche questa volta.
Guido Prussia