Ma quanto ne sanno quelli che sanno.
Le loro certezze granitiche inducono alla tentazione di mandarli a fare in culo.
Immaginandoli nudi questi intellettuali assomigliano a rospi piu’ o meno panciuti con gambette mingherline e un enorme testa che da l’impressione di un incredibile intelligenza incapace di compensare il ribrezzo che provoca la loro vista.
Sono teatranti, scrittori, filosofi o giornalisti che seduti sugli sgabelli dei talk show quotidiani collezionano minuti di visibilità sperando di trasformarli in scopate.
Credono che dove non arriva l’uccello puo’ arrivare la cultura.
Mi dispiace ma non è cosi’.
Nessuna citazione ve lo allungherà, nessuna biografia imparata a memoria vi procurà un erezione a comando, e poi smettetela con gli intercalari,
“Come dire?”
“Dico bene?”
“Vi pare?
“Diciamo”
“Essenzialmente”
“E perchè no?”
“In conclusione”
“Per cosi dire”
Si capisce che state prendendo tempo, che dovete pensarci, perchè non avete il senso dell’istinto.
Non c’è nulla che sappiate fare senza pensarci.
Prigionieri di un filo logico senza il quale siete perduti.
Sto rivalutando coloro che ignorano per la loro capacità di fare ancora ipotesi senza la zavorra di una formazione intellettuale che comunque vada non è mai anarchica ma sempre prigioniera di pregiudizi.
Gli indiani americani delle pianura non conoscevano la scrittura, cio’ che sapevano lo imparavano ascoltando e vivendo.
Avevano una saggezza cosi’ profonda che nessun intellettuale contemporaneo potrà mai raggiungere.
Perchè alla fine in un mondo semplice basta sapere cose semplici.
E se il mondo è complicato lo è soltanto perchè a qualcuno fa comodo rendere difficili le cose facili per venderne poi le soluzioni.
E dal profondo del cuore, intellettuali, colti, conoscitori di tutte le date importanti, delle parole difficili, voi che vi siete presi la briga e di certo il disgusto di studiare tutti gli articoli della costituzione, a voi che avete molto da insegnare e nulla da raccontare, a voi vi mando sonoramente a fare in culo.
(le eccezioni hanno il merito di confermare la regola)