Angioletta

Ho un angioletta che sta seduta sulla mia spalla sinistra, (ora si è spostato sulla spalla destra perchè la sinistra è rotta).
Ha un volto che ricorda una bambina bionda figlia di due eschimesi, due occhi a mandorla e un sorriso perenne e inaccessibile.
Non parla, comunica con gli sguardi e con le sue piccole mani.
Se vado veloce in auto mi prende il lobo dell’orecchio tra le dita e me lo tira.
Se non le do ascolto mi da un morso sul collo e comincia a saltellare come un ossessa.
Se fumo la pipa mi fa il broncio e mi indica la gola, io le dico che lo so che fa male ma mi piace.
Lei si gira offesa e vola via da qualche parte per tornare dopo qualche ora, giusto il tempo di vedermi addormentare e di addormentarsi anche lei con la testa sulla scapola e i piedini sul cuscino.
E’ riuscita a farmi smettere di bere dandomi pizzicotti sul gozzo ogni volta che prendevo la bottiglia di Jack Daniel in mano.
Ha una particolarità incredibile.
E’ di color bianco perla, tranne che per una leggera sfumatura rosa sulle guance, e poi ride, ma ride tantissimo, ride quando mi guarda mentre mi lavo i denti, e ride quando mi lavo la faccia, ride quando mi vede allacciarmi le scarpe.
Ma la cosa che la fa piu’ ridere è quando cerco qualcosa e non la trovo.
Lei sa dov’è.
Lo so che lo sa.
Ed è per questo che ride.
E solo dopo che ho insistito per un ora decide di alzare il ditino e indicarmi dove posso trovare cio’ che ho perso.
Ma se quello che ho perso sono le chiavi, mi dice subito dove sono.
Sa che le chiavi sono importanti e quando non le trovo ci rimango male.
A volte cavalca la Baby, la mia cagnolina, e la Baby sembra non accorgersene.
Ama frugare tra le orecchio del barboncino Jack e capita di trovarla addormentata sul giradischi che gira.
E devo ancora capire se sono io che lo dimentico acceso o se è lei che lo accende perchè gli piace farsi cullare in tondo.
Non ha un nome, ma se devo chiamarla io la chiamo “piccola”.
Perchè è piccola come due mele messe una sopra l’altra.
C’è una canzone di De Gregori che a un certo punto canta cosi’:
“Cosa ci fa in un posto simile un angioletto come te”.
Se la vedo triste gliela canto e lei si rallegra subito.
La cosa curiosa è che anche se non parla capisce tutto.
A volte avvicina la manina alla bocca come per dire che non può parlare.
O forse vuole dire che non sa parlare.
Comunque sia ho un angioletto che sta seduta sulla mia spalla, e non c’è da sempre, apparve una mattina quando guardandomi allo specchio la vidi lì.
Io le chiesi:
“Sei tu?”
Lei fece si con la testa.
Le dissi che l’amavo.
Lei si intimidì e da allora le apparve quella sfumatura di rosa sulle guance.
L’amore secondo me deve essere piccolo, cosi’ piccolo da poterlo portare sempre con te senza fare fatica.
Deve stare nelle mani di un bambino o nelle tasche dei jeans, deve essere leggero come una conchiglia ma non troppo leggero da non sentirne la mancanza.
C’è chi lo preferisce enorme per poterlo mostrare agli altri, io amo il mio amore piccolino, seduto di fianco al mio orecchio e quando mi soffia nell’orecchio mi fa venire brividi…
mi fa venire brividi…
mi fa venire brividi che nessun freddo ci riuscirebbe mai.