Mi sono svegliato alle cinque del mattino e non sono più riuscito a prender sonno.
E’ la prima mattina della mia vita che mi sento in trappola.
Come se fossi stato catturato la sera prima e al risveglio mi accorgo di essere in gabbia.
Mi vesto e esco.
La città è silenziosa e deserta.
Vado dal giornalaio a prendere il giornale e scambio due parole per condividere quella strana sensazione di pericolo imminente.
C’è aperto solo il McDonalds, avrei voglia di un caffè ma preferisco aspettare che apra un bar.
Cammino incrociando in mezz’ora due persone che si infilano in macchina con qualche bagaglio e sembrano fuggire e una ragazza che corre con il suo cane.
La verità è che sembra di essere dentro un videogame dove il nemico potrebbe essere dovunque.
La paura mi crea sensi di colpa e anche drammatizzare sembra esagerato, verrebbe voglia di credere che stiamo tutti recitando una parte.
Ed invece è tutto vero.
Non vedo l’ora che siano le sette e apra il bar, prenderò caffè è brioche e troverò qualcuno con cui scambiare un sorriso.
In fondo c’è di peggio, e quando dio creò il peggio lo fece perchè nella sua immensa bontà già immaginava che l’uomo ha bisogno di immaginare un tragedia peggiore della sua per potersi consolare del suo leggero disagio.