Se fosse tutto facile forse potrei anche convincermi che dio è buono.
Ma dovendo combattere ogni giorno sospendo il giudizio sul creatore e cerco di pensare solo a come migliorare.
Lui è convinto di troppe cose e sbaglia.
Lui non vorrebbe mai mostrare le sue ferite ed è per questo che nonostante siano guarite fuori dentro continuano a sanguinare e a produrre dolore.
La vita degli umani non è facile, e nemmeno quella di noi cani.
Certo chi sa leggere si affida agli aforismi e ogni mattina legge la sua frase del buonumore e si crea una personale visione della realtà che non concede spazio a tutta la merda che ci circonda.
A noi cani, privi di filosofia, religioni e sedute di meditazioni non resta che domare il pensiero.
E domare il pensiero è scordarsi di vivere, concentrarsi sul sopravvivere e rendere l’istinto l’unico ideale da inseguire.
Io ho un padrone.
E lui ha uno a cui pensare.
Lui ha me e io ho lui.
Eppure a volte mi fa paura.
E’ sempre un uomo.
Se volete vi dico qualcosa che so non vorrebbe che io vi dicessi.
Pero’ non si può raccontare una storia senza dire la verità.
Ci sono umani a cui è nato negato essere dei cuccioli.
Proprio la stessa cosa che accade a quei cani randagi ai quali la madre non può pensare e al tempo del bisogno del pelo materno sono già costretti a non darla vinta alla morte.
Resistere non è un verbo che va usato a caso.
Resistere è una cosa seria.
Sopratutto quando si resiste senza avere una certezza di quando questa resistenza potrà finalmente finire.
Resistere per un cucciolo è un po’ come desistere dal desiderio di tornare da dove si è venuti e concedere all’istinto di sopravvivenza una forza devastante e fortissima che ad ogni calcio ti fortifica, e ad ogni frustata ti fa stringere i denti e dentro si piange, si piange anche fuori, si piange fino a quando non si piange piu’.
Perchè si è capito che piangere non serve a nulla.
E qua viene la cosa piu’ difficile.
Riuscire a non diventare cattivi.
Cattivi come chi è stato cattivo con te.
Quando si dice di non avvicinarsi ai cani randagi il motivo non è perchè non siano buoni, è che proprio non sanno nemmeno cosa sia la bontà.
Se parli di una carezza a chi ha preso solo calci nel culo è come se parlassi d’amore all’odio.
Di luce al buio.
Ed è per questo che quando mi addormento vicino a lui lo annuso e provo un po di paura.
Ha quell’odore di cemento, di vestiti sudati, di lacrime precipitate e di fughe che non mi fa credere al suo cantare mentre guida, al suo mostrarsi felice a chi gli chiede come sta.
Un giorno mi disse che molti gli chiedono quante volte fosse stato innamorato e nessuno mai gli ha chiesto quante volte fosse stato veramente amato.
E va bene cosi’.
Almeno evita di dare risposte imbarazzanti.
Certo ne ha che vorrebbero portarselo a casa e coccolarselo un po’.
Metterselo accanto sul divano e accarezzarlo il tempo di un film.
Ma se poi si parla d’amore.
Se veramente si parla d’amore.
A quel punto non gli rimango che io.
Io che sono il suo tentativo di essere migliore.
Io che lo vedo piangere per la paura di essere come chi gli ha fatto del male.
Nasconde la faccia nella coperta e mi stringe come se fossi l’unico salvagente rimasto in una barca in balia della tempesta.
Io aspetto che si addormenti e poi lo guardo come si guarda la solitudine che in una notte di Halloween ha deciso di travestirsi da libertà.