Da due sere dormiamo sulla Union a San Francisco.
Strada piena di locali e bar.
Ci sono un sacco di cose che accadono fuori dal finestrino.
Ho visto passare ragazze vestite da zombie, un uomo con la testa da dinosauro e un bambino con una gabbia in mano che all’interno teneva un cuore pulsante.
Lui è felice.
Nel casino riesce a dormire meglio.
Quello che non ama è addormentarsi nel silenzio.
Non ama riempire gli spazi vuoti.
Non vuole lasciare spazio alle voci che provengono dall’interno, preferisce concentrarsi sui rumori del mondo.
Io non giudico.
Non conosco i motivi e mi godo il panorama di questa strada piena di pazzi.
Mi addormento con mezzo muso fuori dal finestrino sentendo l’aria di San Francisco che mi pizzica il naso.
Sogno.
Corro accanto al mare avvolto dalla nebbia.
Attorno a me ci sono mille castelli di sabbia.
Il gioco è sfiorarli col pelo senza distruggerli.
Magari saltarli.
Ma lasciarli intatti.
Riesco quasi a farcela fino a quando la coda non si scontra contro una torretta e la fa crollare.
E’ il segnale che la missione è finalmente fallita e mi posso scatenare nel distruggere tutti i castelli.
E mi rotolo su pontili, prendo a zampate le mura ed entro come un ariete impazzito in ogni fortezza distruggendola.
Fino a quando senza più forze mi accuccio all’ombra di una siepe e guardo soddisfatto la distruzione.
Mi sveglio.
Sono distrutto dalla fatica.
Lui è sveglio, sta leggendo un libro e sottolinea alcune righe.
Poi lo chiude, si sdraia e come fa sempre mi acchiappa, mi stringe accanto a lui lasciandomi solo il muso fuori dalla coperta.
Mi accarezza il pelo cercando qualche nodo da sciogliere.
Fino a quando gli occhi gli si chiudono, le dita si fermano e rimango solo io a sorvegliare il mondo che ci scorre a fianco dandoci l’illusione che ci stiamo muovendo pur essendo immobili.