Ogni volta che mi saluta e lo vedo uscire ho paura di non vederlo più tornare.
E nonostante sia sempre tornato rimango in agitazione fino a quando non sento le chiavi aprire la serratura del van.
Ho la sindrome dell’abbandono.
Del resto mi hanno strappato a mia madre e ai miei fratelli senza chiedermi nulla.
Corro a guardare da tutti i finestrini per scoprirne la direzione e poi lo seguo con lo sguardo fino a che non lo vedo scomparire dietro ad un angolo o dentro a un negozio.
Come farei senza di lui?
Non è solo una questione di sopravvivenza.
E’ una questione di affetto.
Siamo le due estremità di una corda tesa tra due precipizi.
Oggi siamo andati a fare un giro sulla cima di una montagna.
Abbiamo camminato per mezz’ora fino ad arrivare in un punto che permetteva una vista a 360 gradi.
Sulla cima c’era una vecchia signora che a vederla non si capiva come avesse fatto ad arrivare fin lassù.
Da come ci guardava era chiaro che avrebbe preferito rimanere da sola.
Lei era seduta sulla panchina che dava verso sud noi ci siamo seduti su quella che guardava la valle verso nord.
C’era un vento freddo che lui si è tirato su il cappuccio della felpa e la vecchia signora si è stretta in un cappotto consumato.
Si davano le spalle.
Come il passato da le spalle al presente.
Il futuro era una nuvola che si avvicinava minacciando pioggia.
Chi dei due sarebbe sceso prima tornando verso la città?
Lei non sembrava avere nessuna intenzione di lasciare la sua panchina.
Lui non l’avrebbe mai abbandonata.
E comincio’ a piovere.
Passato e presente investiti da quel futuro che li bagnava entrambi.
Io mi sono rifugiato sotto le sue gambe cercando di salvare il mio pelo dall’acqua.
Da li sotto guardavo la vecchia signora tenere un giornale sulla testa immobile con lo sguardo che non mollava la presa sull’orizzonte.
Se fossi stato un umano avrei detto che era pazza.
Ma siccome sono un cane la signora mi ricordava semplicemente una vecchia cagna randagia che non aveva rifugio e che era troppo stanca per correre e tanto valeva bagnarsi confidando nel sole che comunque sarebbe arrivato e se non fosse arrivato significava che arrivava prima la morte a risolvere la questione lasciandola indifferente a qualsiasi clima.
La nuvola passo’.
Torno’ il sole.
Lei si alzò e cominciò a scendere verso la città.
Lui si alzò e la seguiva da lontano.
Lei scomparve in mezzo alla folla che riempiva la Hollywood Boulevard.
La perse di vista tra un sosia dell’uomo ragno e un imitazione di Marilyn Monroe.
Siamo tornati al van che stava venendo buio.
Si è sdraiato sul letto di legno mi ha preso, mi ha messo vicino a lui e mi ha detto:
“Può tradirti una mano e raccoglierai quello che è caduto, può tradirti una gamba e ti rialzerai, può tradirti la vista ma avvicinandoti scoprirai la verità. Ma se ti tradisce un cuore il cuore non guarisce.”
Io, cucciolo di sei mesi che non capisco una parola di quello che gli uomini dicono, ho capito perfettamente il senso di quel pomeriggio e mi sono addormentato ripensando al latte di mia madre che aveva il sapore di quella quiete che precede la tempesta.