Non finirò mai di fare cose di cui posso pentirmi.

Non finirò mai di fare cose di cui posso pentirmi.
Non smetterò mai di cercare una spiaggia senza impronte e non appenderò mai al muro il mio coltellino di legno con cui ho inciso le tue iniziali su quella panchina di legno.
Ricordo le nostre gambe che penzolavano dallo scoglio, tu hai avuto il coraggio di tuffarti per prima senza sapere la profondità del mare poi sei risalita su e mi hai urlato: Buttati che non si tocca.
Come si poteva non amare una ragazza come te?
Non finirò mai di allenarmi a sopravvivere in solitudine, mi serve per meravigliarmi della sua presenza che ha deciso di perdonare i miei errori e senza parlarne mi prende per mano per portarmi con la testa sul cuscino, accarezzandomi le ciglia mi dice che non c’è niente da dire.
Non smetterò mai di aggrapparmi alla speranza che la mia vita sia una storia disegnata da un dio fumettista che crea personaggi per allontanare la noia della sua solitudine.
E un giorno il personaggio si troverà di fronte al disegnatore avendo mille cose da reclamare.
Ad esempio:
potevi darmi un cavallo come quello di Tex
una scure come quella di Zagor
e un amaca come quella di Paperino
e se ti avanzava dell’inchiostro potevi disegnarmi una donna che mi amasse per sempre, bella come una squaw indiana con gli occhi che sembrano aver visto già visto tutto e ancora capaci di meravigliarsi.
Non finirò di cercare ciò che non ho perso, ho il vizio di non avere vizi, e deludo sempre chi cerca in me le avventure che non ha vissuto.
Tutto ciò che posso darti è un arco senza frecce, ma se ti guardi intorno troverai una foresta dove il legno abbonda.
Usa il mio coltellino, trova il ramo e costruisci da sola la freccia.
Ti darò il mio cuore come bersaglio e fingerò di avere paura di essere colpito.
Tu fottitene della mia paura e mira giusto, non avere pietà.
Non finirò mai di fare cose di cui potrò pentirmi.