La luce mi investe

La luce mi investe e il bambino che cammina sospeso sembra non rendersi conto del miracolo.
Il gufo bianco mi guida attraverso il labirinto del diavolo.
All’uscita mi domanda cosa desidero.
Desidero il potere di viaggiare nel tempo e nello spazio.
Prima mi dedicherei ai misteri irrisolti.
Sarò nella stanza di Marilyn ad osservare cosa accadde nell’ultima notte della sua vita.
Andrò a caccia di Gesu’ attorno all’anno zero e mi apposterò accanto al sepolcro per capire cosa avvenne davvero.
Cercherò di scoprire chi scrisse il manoscritto di Voynich.
Poi starò a San Francisco giusto il tempo per dare un identità a Zodiac.
Scoprirò che fine hanno fatto i bambini della famiglia Sodder, cosa accadde sul passo Dyatlov, come affondo’ la Ourang Medan e chi ha messo per 148 anni di fila lo stesso mazzo di fiori sotto il braccio della statua di Caroline Walter.
Poi verrei da te bambina per regalarti un anello d’acqua di mare, un anello che a guardarlo vedi barriere di corallo e pesci colorati mentre i raggi del sole sbattendo contro la superficie d’acqua creano riflessi che a guardarli sorridi e penserai che vivere è meraviglioso.
Ti dirò: “Aspettami.”
E mi guarderai andare via come si guarda uno straniero ritornare a casa chiedendoti quale possa essere il luogo d’origine di un uomo senza terra.

Il cinismo è un ragno

Il cinismo è un ragno che mi cammina sul braccio e con il quale ho fatto amicizia.
Il patto è che lui non mi morda e io non lo uccida.
A volte scambiamo due parole sulla vita e ci troviamo sempre d’accordo.
Il ragno mi diceva che la cosa più divertente che gli umani abbiano inventato è l’amore.
Un invenzione che ha permesso di fare cose che senza amore non si sarebbero mai fatte.
Si fa la guerra per amore della propria patria.
Si uccide per amore del proprio dio.
Diventi padrone e schiavo per amore.
Per amore disgusti la libertà.
Poi il ragnetto appoggia la sua bocca al mio orecchio e mi sussurra:
dfjskhurllldkfhaksrrsdf dgahfgkasakl irjfifjlakdfdkkd
Che nella lingua degli Aracnidi significa:
L’amore è una puttanata colossale che voi esseri viventi dotati solo di due misere gambe usate per sentirvi ancora piu’ instabili e quindi meritevoli di un appoggio esterno.
Noi ragni, che di gambe ne abbiamo otto non abbiamo bisogno di questo genere di cazzate.
Poi scherzando appoggia il suo chelichero sul mio lobo.
Lo guardo incazzato.
“Attento stronzetto che se mi mordi ti schiaccio come se fossi un ragno.”
“Ma io sono un ragno” Risponde allontanandosi.
Mentre si addormenta tra le pieghe della giacca io guido in direzione nord, attorno c’è un cielo grigio sporcato dal fumo di una ciminiera e un camion che sembra trasportare quintali di malinconia.
Lo sveglio dandogli una ditata sulla testa.
“Che vuoi?” Mi dice.
“Ascolta ragnetto, mi spieghi perchè non credo in nulla?”
“E tu mi svegli per chiedermi questa puttanata?”
“Tu rispondimi.”
Si stropiccia i suoi quattro paia di occhi poi guardandomi con solo tre occhi, mentre gli altri cinque si distraggono ad osservare il tergicristallo mi risponde:
“Tu non credi in nulla perché nulla di ciò che vogliono farti credere è credibile.”
Aspetta. Fammi pensare.
Cazzo. E’ proprio cosi’.
Nulla di cio’ che vogliono farmi credere è credibile.
E come Antistene e Diogene di Sinope sono un randagio che ha smesso di credere alle grandi illusioni dell’umanità e disprezzo i poeti che rantolano parole d’amore, mi fanno pena le donne che elemosinano la compagnia eterna di un uomo e non sanno apprezzare le brevi soste dei marinai.
Ho il vomito di fronte alle coppie di cui una è bastone e l’altro carota, in una commedia delle falsità dove il marito recita la sua parte nel teatro di casa ed è se stesso nella camera da letto di un altra donna.
Il cinismo è un ragno che camminando tra una manica e un bottone ha costruito una ragnatela sul mio cuore e ora guarda orgoglioso verso l’orizzonte in attesa di una mosca che attratta dalla mia solitudine gli servi la cena.

L’anima si forma vivendo

L’anima si forma vivendo.
Paradossale concessione dell’eterno all’effimero.
Il sarto cuce il vestito studiando la tua esistenza nei minimi dettagli.
Per questo la sorte è importante.
La mia sarà un anima viaggiatrice.
Raro caso per un cane.
Nel bar dove andiamo ogni mattina c’è un vecchio signore vestito benissimo che ogni mattina occupa sempre lo stesso posto defilato in un angolo del locale.
Arriva con una pila di giornali, si siede e mentre li sfoglia saluta tutti quelli che entrano.
Oggi il suo posto era occupato e ha fatto una cosa stranissima.
Si è messo a fare ordine nel bar.
Ha rimesso a posto le sedie spostate .
Ha pulito i tavolini.
E poi si è seduto suo malgrado nell’unico tavolino libero che si trova proprio al centro del bar.
Ha delle scarpe bellissime, io mi accuccio e passo il tempo a guardarle.
Osservando il suo sguardo ho notato invece che non era tranquillo.
Era seduto altrove.
Altrove da dove era abituato.
E l’abitudine crea delle zone di benessere, delle certezze.
L’animale vive di abitudini.
Io non faccio trasgressioni se non quelle che mi si impongono.
Non cambio il mio territorio se non per questioni di sopravvivenza e nemmeno le mie abitudini alimentari.
Mi sveglio e mi addormento sempre alla stessa ora.
Non cambio il mio pelo e non vado a caccia di cose nuove, la caccia è una cosa seria, serve a sopravvivere.
Il vecchio signore è come me per questo non appena il tipo che occupava il suo posto se ne va lui sorride e torna ad occupare la sua zona abituale.
Anche lui sta costruendo le sue abitudini.
Alle otto di sera si chiude dentro il van.
Io mi metto dentro la cuccia sotto il letto e lo sento suonare qualcosa.
Poi tira fuori una bacinella e si lava la faccia e i denti.
Si toglie i calzoni e si siede come un indiano, prende dei libri a caso e prova a leggerli ma dopo qualche minuto è già stufo e si mette ad ascoltare la radio.
Un altra mezz’ora e poi si infila nel sacco a pelo e mi chiama.
Io salto sul letto.
Spegne la luce.
E prova a dormire.
Ci mette un sacco ad addormentarsi.
Non so a cosa pensi, ma pensa.
Dicono che ci sia qualcuno capace di governare i propri pensieri.
Lui non saprebbe governare nemmeno un desiderio, figuriamoci i pensieri.
Lo vedo trasformarsi in una foglia trascinata dal vento, volare sui marciapiedi, sorvolare campagne, atterrare su un corpo e poi attendere che lei soffi per tornare a vagare nei ricordi cercando di afferrare l’attimo in cui dalla veglia si passa al sonno.
Quel passaggio segreto attraversato ogni notte e nascosto alla coscienza umana.
Io lo so.
So dove si trova.
Noi animali lo sappiamo.
Per questo ci mettiamo un attimo ad addormentarci.
Sappiamo la strada che porta di là.
Per quanto l’uomo si ritenga saggio non è saggio abbastanza da poter resistere nel confidare un segreto.
A me non resta che osservarlo e dentro di me pensare.
Acqua, acqua, fuochino, fuoco.
E poi vederlo scomparire nel mondo dei sogni.

Ogni Volta

Ogni volta che mi saluta e lo vedo uscire ho paura di non vederlo più tornare.
E nonostante sia sempre tornato rimango in agitazione fino a quando non sento le chiavi aprire la serratura del van.
Ho la sindrome dell’abbandono.
Del resto mi hanno strappato a mia madre e ai miei fratelli senza chiedermi nulla.
Corro a guardare da tutti i finestrini per scoprirne la direzione e poi lo seguo con lo sguardo fino a che non lo vedo scomparire dietro ad un angolo o dentro a un negozio.
Come farei senza di lui?
Non è solo una questione di sopravvivenza.
E’ una questione di affetto.
Siamo le due estremità di una corda tesa tra due precipizi.
Oggi siamo andati a fare un giro sulla cima di una montagna.
Abbiamo camminato per mezz’ora fino ad arrivare in un punto che permetteva una vista a 360 gradi.
Sulla cima c’era una vecchia signora che a vederla non si capiva come avesse fatto ad arrivare fin lassù.
Da come ci guardava era chiaro che avrebbe preferito rimanere da sola.
Lei era seduta sulla panchina che dava verso sud noi ci siamo seduti su quella che guardava la valle verso nord.
C’era un vento freddo che lui si è tirato su il cappuccio della felpa e la vecchia signora si è stretta in un cappotto consumato.
Si davano le spalle.
Come il passato da le spalle al presente.
Il futuro era una nuvola che si avvicinava minacciando pioggia.
Chi dei due sarebbe sceso prima tornando verso la città?
Lei non sembrava avere nessuna intenzione di lasciare la sua panchina.
Lui non l’avrebbe mai abbandonata.
E comincio’ a piovere.
Passato e presente investiti da quel futuro che li bagnava entrambi.
Io mi sono rifugiato sotto le sue gambe cercando di salvare il mio pelo dall’acqua.
Da li sotto guardavo la vecchia signora tenere un giornale sulla testa immobile con lo sguardo che non mollava la presa sull’orizzonte.
Se fossi stato un umano avrei detto che era pazza.
Ma siccome sono un cane la signora mi ricordava semplicemente una vecchia cagna randagia che non aveva rifugio e che era troppo stanca per correre e tanto valeva bagnarsi confidando nel sole che comunque sarebbe arrivato e se non fosse arrivato significava che arrivava prima la morte a risolvere la questione lasciandola indifferente a qualsiasi clima.
La nuvola passo’.
Torno’ il sole.
Lei si alzò e cominciò a scendere verso la città.
Lui si alzò e la seguiva da lontano.
Lei scomparve in mezzo alla folla che riempiva la Hollywood Boulevard.
La perse di vista tra un sosia dell’uomo ragno e un imitazione di Marilyn Monroe.
Siamo tornati al van che stava venendo buio.
Si è sdraiato sul letto di legno mi ha preso, mi ha messo vicino a lui e mi ha detto:
“Può tradirti una mano e raccoglierai quello che è caduto, può tradirti una gamba e ti rialzerai, può tradirti la vista ma avvicinandoti scoprirai la verità. Ma se ti tradisce un cuore il cuore non guarisce.”

Io, cucciolo di sei mesi che non capisco una parola di quello che gli uomini dicono, ho capito perfettamente il senso di quel pomeriggio e mi sono addormentato ripensando al latte di mia madre che aveva il sapore di quella quiete che precede la tempesta.