Parliamo un po’ dell’amore

Parliamo un po’ dell’amore.
L’amore che porta a nascondersi per la paura che rivelando chi siamo forse non verremmo piu’ amati.
Quel sentimento che una volta finita la voglia di fare l’amore non ha il coraggio di cambiare nome.
Prima di chiudere la luce due piedi si incontrano sotto le coperte e si sentono estranei.
Ricordi l’emozione di quando quel piede lo sfioravi e stavi li ad aspettare se ti rimaneva accanto o si spostava.
C’è un capannone dove si accumulano i desideri finiti, c’è un tipo alla porta che ti da un buono compagnia in cambio di un chilo di passione.
Pensi: sempre meglio che niente.
Eppure lei è quella che hai desiderato col cuore in gola, e lui è lo stesso che quando ti spogliava tu sentivi pulsarti in basso.
Le stesse persone che con l’energia di un bacio una volta accendevano tutti i lampioni di Montmartre oggi devono stare attenti a non sprecare l’ultimo fiammifero per accendere la candela durante il black out.
Il solo modo per salvarsi dall’amore è viverlo togliendosi dalla mente che sia una maratona da portare a termine.
Non ci sono traguardi da raggiungere ma ostacoli da superare insieme fino a quando…
Fino a quando superarli insieme sarà piu’ faticoso che superarli da solo.
E dovrai decidere se fingere tutta la vita o dire la verità.
Sono cazzi.
Guido Prussia
Photo di Guido Prussia

La vorrei cosi’

La vorrei cosi’ stupida
da non avere certezze.
La vorrei cosi’ stupida
da non sentire alcuna appartenenza
incapace di fare qualcosa per piacere
ma capace di far tutto per il piacere.
La vorrei cosi’ stupida
da non riuscire a finire un libro di merda
incazzata per aver buttato via dei soldi
ma incapace di buttare via il suo tempo.
La cerco cosi’ stupida
da preferire gli artigiani agli artisti.
La desidero stupida
ma cosi incredibilmente stupida
da non riuscire ad amare
un uomo capace
di convincere una donna ad amarlo.
Stupidamente attaccata
all’amore per se stessa
da trovare stupido
farsi del male per amore.
La vorrei cosi’ stupida
da riconoscere in me
un uomo stupido come lei
e insieme stupidamente
ce ne andremo per il mondo
a cercare la tribù degli stupidi
salutando questo mondo di geni
cosi’ intelligentemente infelici.

16 anni

A 16 anni mi chiudevo nella serra in fondo al giardino e mi facevo le canne.
Fumavo perchè mi piaceva, perchè era trasgressivo, perchè le strade pericolose erano le piu’ divertenti da percorrere, e perchè c’erano cose che non riuscivo ad accettare.
E bevevo. Andava di moda l’EKU 28, una birra che assomigliava ad uno sciroppo, faceva schifo ma aveva 28 gradi saccarometrici che ti permettevano di ubriacarti con una sola bottiglia.
Ero un coglione?
Certo che ero un coglione.
C’erano anche quelli meno coglioni, quelli bravi a scuola, quelli che non bevevano e non fumavano, ma loro appartenevano ad un altra tribu’.
Noi eravamo i “giovani coglioni”, loro erano i “giovani vecchi”.
Della tribu’ dei “giovani coglioni” alcuni morirono per overdose, alcuni si schiantarono col motorino, la maggior parte abbandono’ la tribu’ per entrare nella comunità degli adulti.
Della tribu’ dei “giovani vecchi” sopravvissero quasi tutti, non abbandonarono mai la tribu’, semplicemente le cambiarono nome, e verso i quarant’anni si ritrovarono nella tribu’ dei “vecchi mai stati giovani” disperatamente alla ricerca del tempo perduto.
Io adoro i giovani anche per la loro capacità di fare stronzate, non avendo figli il mio è un punto di vista privilegiato, ma allo stesso tempo è un punto di vista piu’ obiettivo.
Guardando molti di loro rivedo me, la loro precarietà mi ricorda quella che era la mia precarietà, la loro voglia di sperimentare la provai anche io.
Credete sia facile osservare sogni, ideali e certezze sgretolarsi giorno dopo giorno di fronte al cinismo degli adulti?
In fondo farsi una canna è un diritto, il diritto di chiudere gli occhi di fronte ai delitti quotidiani di una politica fatta da adulti avidi di potere e di denaro.
E pensare che basterebbe legalizzare per depotenziare il fascino di tutte le droghe, basterebbe legalizzare per fottere le mafie, basterebbe legalizzare per riavere dell’erba o del fumo privi di tutta la merda che ci infilano dentro.
L’adolescente ha il diritto di essere coglione almeno tanto quanto l’adulto si arroga il diritto di essere egoista, cinico ed ipocrita.
Tutto questo perchè se penso al ragazzino che si è buttato dalla finestra durante la perquisizione dei Finanzieri mi viene una rabbia che è la stessa rabbia che provavo quando da adolescente scoprivo a poco a poco come ad arrivare primi fossero sempre gli stronzi e i bari.
E da grande confermo:
La qualità migliore per fare carriere è essere una merda.
I grandi hanno gia scelto da che parte stare.
Ma un adolescente di fronte al dilemma se essere uno stronzo di successo o un onesto perdente il minimo che puo’ fare è farsi delle canne per non pensarci.
Guido Prussia