La vedo la ferita.
Cazzo se la vedo.
Del resto non fai nulla per nasconderla.
Ma io non c’ero quel giorno. Ho un alibi perfetto.
Quale?
Ignoravo la tua esistenza.
Quindi mi dispiace ma non sono disposto a pagare colpe non mie.
Capisco tutto.
Capisco l’alcool, la droga, i pianti e il passato di merda.
Ma sai dove ho sbagliato?
Nel compiacere il tuo vittimismo.
Accade cosi’.
Tu entri in empatia con il suo ruolo di vittima e la vittima ti identifica col carnefice.
E sono cazzi.
L’unica cosa a cui non hai pensato è che sei un clichè
una ristampa
credo tu sia la numero quarantacinque
che mi descrive un passato di merda
con un musetto da scoiattolo impaurito.
Attendi la carezza per mordere.
Per questo ritraggo la mano dalla tua tana
e me ne torno a casa
semplicemente incazzato chiedendomi come mai gli umani
siano cosi’ predevibili, stupidi e sanguinanti.
Guido Prussia