Sono colpevole

Si, sono colpevole.
Confesso.
Mi sono innamorato di chi non mi avrebbe amato mai.
Ho rubato dei dischi e dei giornaletti porno.
La mattina entravo nel bagno di fronte alla scuola e mi cambiavo i vestiti, entravo che sembravo Tony Hadley ed uscivo che ero Johnny Rotten.
Scappavo dalla finestra di notte per andare a ballare.
Ho provato un acido e sono precipitato per una notte intera all’interno di uno scivolo, la mattina dopo avevo i muscoli delle gambe distrutti dal tentativo impossibile di frenare la discesa.
Sono scappato dall’ospedale militare scavalcando il muro di cinta, quando mi hanno riportato dentro sono io ad aver inciso con le unghie sul muro interno: “Andate a fare in culo”.
L’ho messa incinta che era poco più di una bambina, io e lei, due colpevoli, i suoi genitori decisero che eravamo due coglioni, troppo coglioni per diventare genitori.
Io facevo finta di studiare, lei era in un ospedale a Londra ad abortire.
Ho comprato tutti gli strumenti musicali che servivano a formare un gruppo con un assegno falso, poi ho trovato un chitarrista senza chitarra, un batterista senza batteria e un cantante senza microfono ed ho formato un gruppo.
Io suonavo il basso.
Non sapevo suonare il basso, ma avevo pagato gli strumenti.
Avevo paura di non risvegliarmi, per questo di notte stavo sveglio piu’ che potevo, e quando mi addormentavo dicevo addio al mondo.
La mattina dopo ero risorto.
Potrei continuare a confessare.
Ma le uniche colpe che ricordo con dolcezza sono quelle che appartengono alla mia gioventu’, e ricordare fa male.
Facciamo cosi’.
Io le dico il peccato piu’ grave, cosi’ la finiamo qua.
“Ho creduto a cose che non si sarebbero potute mai avverare.”
Non mi crede?
Giuro che è vero.
“Ho creduto a cose che non si sarebbero mai potute avverare.”
Scoprirlo è stata la mia condanna.
La peggior condanna che si puo’ infliggere a un ragazzo.
Quindi per favore mi lasci andare.
Qualunque multa lei abbia intenzione di darmi io l’ho già pagata.
Guido Prussia

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