La mitica assenza

La mitica assenza
del tutto,
in un pieno di cose
che non c’era lo spazio per nulla
e poi
l’abisso che cadendo rovina
su se stesso.
All’inizio non si sapeva cosa
ci fosse stato prima.
Prima dello zero.
Ora il pieno si diffonde
Nella mancanza di aria
E di respiri
La verità si manifesta
Per attimi senza che l’attimo
Possa essere colto
Vittima anch’io del non sapere
Consapevole come una gallina sull’uovo.
Sto cercando materiali
Ferro
Oro
Argento
Terra
Carne
Fuoco
Acqua
Materia
Per sentirne la densità
La densità è vita
La sensibilità che vive
Sentendo.
L’Io
Per quanto interessi l’Io
È rimasto aggrappato
Ad un chiodo nella stanza del fantasma
Che dice di aver raggiunto la torre
Senza bisogno di fare le scale.
Il divino barcolla
E tutti lo guardano
Senza capire se sia bene o male.
La piattaforma sulla quale camminiamo
È densa come il fumo
Delle sigarette.
Le illusioni giocano
A dipingere quadri essenziali
Dal valore di vita o di morte.
L’amore scivola come una biglia d’acciaio
Facendo saltare birilli
Senza pietà, con il solo pudore
Di non guardarsi mai indietro.
Vorrei
Per un attimo vorrei
La considerazione della zanzara
Tra le gambe degli ospiti di quella
Cena in campagna
In quella notte d’agosto.
Vorrei lo schiaffo
Che cerca d’uccidermi
Mentre succhio il sangue
Di qualche sconosciuta
Appassionata di dolci.
La gente parla
Sempre
Giudizi come bolle di sapone
Che si spaccano sul muso dei bambini
Che increduli guardano verso l’alto
Aspettando altre bolle
Da far fuori.
Navigando
Come marinai
Banalmente
A caccia di balene.
Sicuri di essere forti
Noi sulla barca e loro in acqua.
Noi con il fiato
Loro con il collo
Che spuma dall’acqua.
Mirare
Tirare
Uccidere
Sopravvivenza
Logica
Star bene.
Le dita
Che puntano l’orizzonte
In cerca di qualche paradiso
Ma i paradisi sono tutti in fondo al mare
E non sappiamo
Non abbiamo ancora imparato a respirare nell’acqua.
La gente confonde i deliri con le illuminazioni
Confonde il cielo
Con uno sfondo
Lo sfondo con il cielo
La luna con una moneta.
La moneta tra le dita salta di mano
In mano
Esaudendo i desideri
Aspettando che i desideri ingrandiscano
E la moneta
Non basti piu’
E finalmente trovi
Compagnia.
La birra scorre a fiumi
Annebbia
Meno male
La barca puo’ anche buttare l’ancora
In quel porto illuminato dalle piccole luci
A cera
Del passato.
Ditemi
Il gusto del non capire
Io lo so
Il gusto di non cercare spiegazioni
Ragioni
Soluzioni
Semplicemente dare tutta la colpa
Al caso
Casualmente.
Mi ricordo
Di una pietra che rimbalzava
Sull’acqua
Non ricordo quanti rimbalzi
Ricordo la notte
Magica
Perché nera
Capace di nascondere ogni trucco
Per gioco.
Perché non trovo spiegazione
In questo avvicendarsi di luce e buio
Follia e ragionevolezza
Ma ci navigo
Ci nuoto
Cercando di raggiungere quella boa laggiu’.
Tra poco torno.
Eccomi qua.
Rimpinzato di carne.
Collegamento.
Un momento di buio
L’attesa della connessione.
Un cane che cammina a caccia del padrone
In una prateria color ocra
Forse confusa tra i ricordi
Provenienti
Da qualche avo
Che è terra e geni tra i miei geni.
Il dividersi
Tra la morte
E i propri discendenti
Condannandoli ai nostri difetti
Alle nostre paranoie.
Consapevolezza.
Chi sa non dice perché non ha certezze
Chi sa non giudica
Perché rimane in dubbio
Chi sa
Aspetta semplicemente che il suo sapere cessi
Per essere restituito alla verità.
Non so nulla degli Indiani Americani
Ma è come se sapessi tutto
Ho costruito la loro storia nella mia fantasia
Ed è una storia leggendaria.
Poi
Nella Monument Valley
Di fronte ad uno sguardo schifato di un pellerossa
Verso uno yankee
Rimango perplesso.
Lui non dimentica
Ma il rancore
Ha il senso della sconfitta.
La seconda sconfitta.
L’importante è che la strada porti da qualche parte
Verso un letto
Ed un bagno
Per pulirsi l’essenziale e mettere a riposo il corpo.
Non si muove nulla
Siate certi
Tutto rimane immobile o quasi
Stesso quadro
Stesso sfondo
Stessa cornice
Forse la stanchezza negli occhi
La voglia di un caffè e di rimettersi in viaggio.
Ma attorno è tutto come prima.
Perché il mondo rimane immobile di fronte ai nostri cambiamenti.
Il sorriso
La tristezza
Un uomo che zoppica
Uno che corre
Qualcuno che non trova piu’ il portafogli
Qualcuno che non trova più se stesso.
Attorno quanta gente
Troppo uguale
A noi
Per farci rimanere impassibili di fronte
A questa moltitudine di problemi.
Non serve a nulla
Quindi sarebbe meglio chiuderla cosi’.
Non mi da soddisfazione
Forse
Perché non c’è destinatario
Per questa lettera.
Ma la spinta proviene
Da quella parte
Che non si cura delle ispirazioni
E delle voglie
Io impresto le dita
Almeno fino a quando non mi sarò
Rotto di questa stupida consolazione.
La duplicità si manifesta
Ne prendo atto.
Al di là
Ci sono uomini
E donne
Gli stessi di sempre
Io cerco semplicemente una conferma
Che la ricerca si concluda
Con il ritrovamento delle proprie radici.
Ma le radici che c’entrano
Non essendo noi alberi.
Le similitudini
Quelle servono a comprendere e a confondersi.
Lasciatemi al largo da qualsiasi approdo.
Guido Prussia

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