Troppa luce

Troppa luce.
Puoi per favore andare a spegnere la luce.
Ho voglia di stare da solo e la luce illumina quel tavolo pieno di cose.
Evitiamo le metafore, i giri di parole.
Prova a scrivere qualcosa che tutti possano capire.
Se non sanno di cosa accusarti ti accusano di essere solo.
E sei solo, inequivocabilmente, indubbiamente, inconfondibilmente.
L’alternativa ti si presenta crudele.
Bastarda immaginazione.
Nella casetta delle bambole ti metti sdraiato sul tappeto, giochi alle macchinine con tuo figlio, lei sta facendo qualcosa da mangiare.
Poi la sposti in bagno sotto la doccia, tu ti metti seduto alla scrivania con qualche foglio davanti, il bambino lo vesti con un pigiama e lo metti nel letto.
E dagli questa buonanotte.
Ma mi sento coglione a dare la buonanotte a un bambolotto.
Fregatene. Dagli la buonanotte.
Buonanotte.
Immaginate la mia faccia illuminata dal monitor e attorno buio, finestre aperte su una strada stretta di paese, i cani sul divano e cose.
Cose che riempiono lo spazio non riuscendo a riempire il tempo.
Vi è mai capitato di guardarvi allo specchio e di accusarvi di qualcosa?
Ritrovarvi giudici di voi stessi, con quell’indecisione se condannarvi o giustificarvi.
Sentire che il burattino che siete non ubbidisce piu’ ai vostri comandi.
E cercare con tutte le forze un motivo per quello che siete.
Fortunati i soldati.
Io sono un disertore.
Non decido di non farlo, non posso farlo.
Non decido di non essere, non posso esserlo.
Di notte mi addormento con la radio accesa ascoltando chiunque racconti qualcosa.
Se ho del silenzio da riempire lo riempio di storie fantastiche e non dormo piu’.
Ho bisogno di storie altrui per mettere a tacere le mie.
Ormai so che le mie storie non si avverano mai e immaginarle mi fa stare male.
Un attimo.
Perchè scrivo queste cose?
A chi le sto dicendo?
Chi cazzo sei tu che le stai leggendo?
Quanta voglia hai di abbracciarmi o di mandarmi a fare in culo?
Ti sto sul cazzo?
O ti faccio pena.
Fondamentalmente,
amo la parola “fondamentalmente”,
fondamentalmente scrivo per necessità, la stessa quotidiana necessità di bere, mangiare, andare in bagno e credere che non finirà mai sapendo perfettamente che finirà.
A volte con un punto .
A volte con un punto e virgola ;
A volte con una virgola ,
A volte senza niente
Guido Prussia

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